“L’ospedale San Camillo di Sorgono è ridotto ai minimi termini, non è più in grado di dare le risposte garantite fino a un paio di anni fa. Il poliambulatorio presenta carenza di numerose branche specialistiche. Cominciano a mancare i medici di famiglia e le guardie mediche. Risulta carente l’organico del 118 con servizio non medicalizzato per alcuni giorni della settimana. Le liste di attesa sono dilatate a dismisura. Per le richieste riguardanti quasi tutte le specialità esiste una notevole mobilità passiva, con ricorso a sedi molto distanti e a prestazioni a pagamento. Da evidenziare che notevole è l’impatto per la popolazione in gran parte anziana e frequente la rinuncia alle cure. Inoltre, non sono stati sostituiti un medico e uno psicologo del Centro di Salute mentale”.

È questo il quadro a dir poco tragico disegnato dal dottor Manuel Tanda, referente sindacale della Cisl Medici, che riguarda la situazione della sanità nel distretto di Sorgono.

“L’ospedale San Camillo è quello che rischia di più - spiega il medico che per anni ha prestato servizio nel nosocomio del Mandrolisai - non solo per la mancata solidarietà e coesione sociale della politica sarda, infatti ai nuoresi non interessa Sorgono, ai cagliaritani non interessa Nuoro e ancora meno Sorgono, ma anche per aspetti ideologici e tecnici”.

LA SOPRAVIVENZA DEI PICCOLI OSPEDALI Per capirci, si sostiene che secondo i dirigenti del Ministero della Salute e dei manager sardi, si possono garantire cure sanitarie ospedaliere al top, riducendo la spesa sanitaria e assicurando migliori Lea, solo concentrando tutti i servizi ospedalieri in pochi grossi ospedali centrali secondo ampi bacini di utenza.

“Questo tipo di organizzazione si è rivelata fallimentare grazie alla pandemia” spiega il dottor Manuel Tanda. “I servizi ospedalieri sanitari di base (medicina interna, ortopedia, chirurgia generale, pronto soccorso e una rete strategica periferica di punti nascita), ben organizzati e garantiti nelle Aree periferiche e particolarmente disagiate, sono di supporto strategico essenziale ad una rete territoriale efficiente ed efficace, cosa oggi non consentita, invece, dalla norma vigente.

IL DIRITTO ALLA SALUTE L’unica ragione di esistere per un ospedale a sede disagiata è quella di trattare le urgenze. “Infatti, se i pazienti che si possono curare nel San Camillo si ricoverano, invece, negli ospedali dei grossi centri viene meno il diritto alla salute, il diritto al lavoro e il diritto di cittadinanza con il conseguente spopolamento delle aree interne. Le conseguenze, come vediamo, sono le lunghe trasferte, l’aumento delle spese, i disagi e rischi per i cittadini del territorio della Barbagia Mandrolisai per prestazioni e ricoveri che possono essere effettuati nel nostro ospedale”.

Dai dati emerge che oggi la maggior parte dei ricoveri all’ospedale San Camillo di Sorgono riguarda pazienti anziani con patologie croniche multiple ed inguaribili o piccoli interventi chirurgici che non necessitano di strutture scientifiche particolari.

INVERTIRE LA ROTTA “Per questa attività clinica sono indicati proprio i piccoli ospedali, quando efficienti e poco costosi. Per quanto riguarda i servizi territoriali, la soluzione è gestionale, dal momento che la linea governativa è quella di implementarli, anche col PNRR. Per quanto riguarda il San Camillo - conclude il dottor Tanda - sosteniamo con convinzione che la sede disagiata necessita di un ospedale per acuti (previsto anche dal DM 70), più che di una Lungodegenza o di un Ospedale di Comunità, che possono essere aggiuntivi e non sostitutivi”.