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Uno standard unico regionale per le dotazioni organiche della Polizia locale, l'accesso alle banche dati, le tutele giuridiche, amministrative e previdenziali, e per i Comuni dove ciò non accade, l'arma d'ordinanza.
Sono le richieste avanzate dall'Associazione sarda della Polizia locale, che ha inviato una lettera al presidente della Regione Francesco Pigliaru, agli assessori regionali, ai prefetti di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano e ai sindaci.
Nel documento viene descritta la situazione in cui si trovano a lavorare gli agenti "da un lato viene richiesto il loro intervento per le problematiche legate sia alle competenze dirette sia alle necessità delle Amministrazioni - spiega il presidente Enzo Comina - dall'altro non si è in grado di far fronte a tutte le richieste". Ma l'organico sarebbe solo l'ultimo dei problemi.
"Si chiede a gran voce che si prenda coscienza del fatto che negli oltre 350 Comuni della nostra regione vi sono circa 1.600 operatori di Polizia Locale, ai quali vengono richiesti giornalmente compiti e funzioni di Polizia, senza che vengano loro riconosciute quelle tutele: giuridiche, assicurative, previdenziali, o senza la concessione di adeguati standard operativi e di sicurezza quali, per esempio, l'accesso gratuito alle banche dati dello SDI, Motorizzazione Civile - spiega ancora il presidente - di adeguati sistemi di difesa personale la cui dotazione non debba essere subordinata al volere di chi amministra, ma ad una valutazione del corpo di Polizia Locale".
Secondo l'associazione è necessario "definire uno standard unico regionale per la determinazione delle dotazioni organiche relativo alla funzione del servizio della Polizia Locale che comprenda una proporzione tra addetti e il numero degli abitanti del territorio vigilato". Infine l'associazione chiede alla Regione che "ponga termine all'utilizzo da parte dei Comuni degli operatori in compiti e funzioni che nulla hanno a che fare con le funzioni di Polizia Locale".