Con la clamorosa ordinanza pubblicata sul web nel pomeriggio, la sindaca di Oniferi Stefania Piras ha ottenuto un primo importante risultato accendendo l'attenzione dell'opinione pubblica sul grave disagio che sta interessando il suo Comune, privo da troppo tempo di un medico di base.

"Da quando la dottoressa che lavorava in paese è andata in pensione, mesi fa, non è mai stata realmente sostituita. Grazie all'associazionismo, i medici dei centri vicini hanno assistito i pazienti provenienti da Oniferi, ma ora non possono più farlo e ho ricevuto tramite Whatsapp la comunicazione che il medico individuato per l'ambulatorio del paese ha rinunciato all'incarico. Nemmeno una comunicazione ufficiale che mi informasse di questo".

Per questo, la prima cittadina, ha firmato un'ordinanza-provocazione con cui ha fatto divieto ai propri concittadini di ammalarsi o contrarre il Covid. "Era l'unico modo per accendere i riflettori su quello che stiamo vivendo. La gente, giustamente, mi tempesta di chiamate per chiedermi dove può andare a farsi visitare in caso di malessere e non so più dove indirizzarla. Ats non risponde, nessuno ci dà informazioni chiare. Aspettiamo risposte da troppo tempo".

Lo smantellamento dei servizi di primaria importanza nei piccoli centri è un problema che affligge sempre di più l'Isola. "Si parla tanto di spopolamento e crisi demografica - osserva Stefania Piras - e poi ci ritroviamo puntualmente a parlare di queste cose. Il disagio che sta riguardando Oniferi interessa tanti altri comuni della Sardegna. Bisogna trovare immediatamente una soluzione, gli anziani nei nostri paesi muoiono anche perché manca l'assistenza primaria".

"Chi di dovere si attivi per risolvere questa emergenza nell'emergenza, seguendo percorsi già tracciati in altre regioni rurali d'Italia dove sono state individuate figure come i medici rurali, appunto, o proponendo ai giovani medici una prospettiva di lavoro a lungo termine anche nei piccoli centri. E' ovvio che un professionista non può programmare la sua vita lontano da casa per soli sei mesi, e nemmeno per un anno. Gli si dia una prospettiva di lavoro stabile e duratura e si tuteli la qualità della vita in tutti i paesi della Sardegna", è l'appello della sindaca barbaricina.