Hanno camminato per ore sotto la pioggia, si sono addentrati in mezzo ai boschi, hanno percorso sentieri di campagna e una volta arrivati a Ollolai si sono accasciati sulla strada privi di forze e con i volti segnati dallo strazio e dalla disperazione.

«Pensavamo di poter raggiungere Roma a piedi, dice un giovane eritreo, confuso, afflitto e ignaro del dove il suo andare lo abbia condotto. Alcune persone hanno trovato i quattro accasciati in mezzo alla strada, privi di forza. «Una famiglia è intervenuta prontamente e li ha ospitati nella propria abitazione - racconta don Filippo Fancello, parroco del paese -. Erano quattro ragazzi eritrei, non spiccicavano una sola parola di italiano e non sapevano nemmeno cosa fosse la Sardegna. Erano convinti di trovarsi in un paese vicino a Roma e così hanno deciso di allontanarsi per raggiungere la Capitale e invece sono arrivati a Ollolai». La famiglia che li ha accolti, con grande spirito di generosità, gli ha offerto la cena e un posto dove trascorrere la notte.

«Abbiamo contattato un ragazza che parla l'inglese e in questo modo siamo riusciti, con tante difficoltà, a scoprire da dove arrivavano - continua con il racconto il parroco -. Uno di loro mi ha disegnato un barcone. Lui è arrivato in Sardegna mentre la moglie e il figlioletto sono stati portati in Sicilia. In quel momento ho avvertito con più forza il dramma che questi ragazzi stanno attraversando. I proprietari della casa che li ha ospitati per una notte hanno messo a disposizione un telefono. Un ragazzo ha chiamato la sorella che vive in Grecia e ha parlato con lei». Il giorno dopo, Don Fancello ha contattato il vescovo di Nuoro monsignor Mosè Marcia e grazie al suo aiuto ha potuto riaccompagnare i ragazzi eritrei nell'agriturismo di Olzai.

Ai migranti sono state consegnati scarpe e indumenti donati dalle famiglie ollolaesi. Un gesto che ha regalato ai ragazzi un po' di affetto in un mare di disperazione.