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Ormai appare certo, mercoledì prossimo la Commissione europea approverà la fine della procedura per debito eccessivo dell’Italia. Sarebbe, questo, un risultato positivo della mostruosa politica fiscale del governo dell’ex premier Mario Monti. Obiettivo pagato a prezzi altissimi, in termini di un sempre crescente disagio economico e sociale, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione. Vedremo se tutti i sacrifici cui siamo stati sottoposti troveranno una risposta di pari livello, ma di segno opposto, sul fronte della crescita e dell’occupazione.
Il governo Letta sembra sia entrato in sintonia con i vertici europei. A maggior ragione, ora, è importante che i partiti che sostengono l’esecutivo non ne combinino una delle loro, come capita con troppa frequenza, per porre dei dubbi all’Ue circa l’affidabilità dell’Italia nel corso dei negoziati dei prossimi due mesi. Già nel mese di luglio, infatti, dovrebbero essere diramate le direttive europee riguardanti l’elenco delle spese in grado di generare crescita e che non saranno in contrasto con il raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio.
Con il ritorno del nostro Paese in serie A arriveranno fondi europei di entità, si spera, adeguata, ma sul fronte interno il passo, riguardo agli investimenti, bisognerà farlo sempre a misura della gamba e cioè in base alla compatibilità concessa dal piano di risanamento del debito pubblico. Immediata crescita economica in generale, con particolare riguardo all’occupazione giovanile: è questa la posta in gioco del governo Letta. D’altra parte, un ruolo diverso è difficile riconoscerglielo, almeno per ora.