E' morto il 28 ottobre scorso il generale Franco Angioni, figlio di un sottufficiale sardo originario di Norbello. Aveva 92 anni e nel 1982 guidò il contingente italiano in Libano.

"Sono profondamente addolorato per la scomparsa del Generale di Corpo d’Armata Franco Angioni", scrive su X il ministro della Difesa Guido Crosetto. "Figura carismatica e militare dallo stile di comando inconfondibile – commenta il ministro –, lo ricordiamo per i numerosi e prestigiosi incarichi ricoperti, tra cui quello di Comandante del contingente italiano in Libano, dove nel 1982 seppe affrontare una delle missioni di pace più complesse, distinguendosi per la capacità di unire rigore operativo e sensibilità umana. Divenne così una delle figure più note e rispettate delle Forze Armate italiane del secondo dopoguerra".

CHI ERA FRANCO ANGIONI

Nato a Civitavecchia il 25 agosto 1933, fu allievo della Scuola militare Nunziatella dal 1949 prima di frequentare l'accademia militare che gli permise di iniziare la sua carriera come sottotenente dell'Esercito italiano nel 1954. Nel 1960 fu promosso capitano. Dal 1966 al 1969 frequentò la Scuola di Guerra italiana e nel 1970 quella canadese. Nel 1962 conseguì il brevetto di Ranger presso la Scuola Ranger dello U.S. Army. Assegnato ai paracadutisti come comandante di plotone e poi di compagnia, comandò dal 1971 al 1972 il Battaglione Sabotatori Paracadutisti (denominato in seguito "Col Moschin"), con il grado di tenente colonnello, e dal 1977 al 1978 fu vice comandante della brigata paracadutisti "Folgore".

Nel settembre del 1982 venne individuato per guidare il contingente italiano della Forza Multinazionale in Libano durante la missione Libano 2, posizione che manterrà fino al febbraio del 1984. Nel 1983 fu promosso generale di brigata. Il contingente italiano, inizialmente di un migliaio di uomini, raggiunse le 2.500 unità. Anche grazie alla guida di Angioni, l'intervento in Libano fu un modello cui si riferirono anche le successive missioni italiane all'estero. Lo stimato generale, infatti, spinse i propri uomini a entrare in contatto con la cultura locale, in merito alla quale distribuì a tutti i soldati dei libri. Grazie a tali letture, gli italiani poterono comprendere meglio le ragioni delle parti e proporsi come punto di equilibrio e mediazione.

Al ritorno in patria, Angioni venne nominato Capo del 3º Reparto dello Stato maggiore dell'Esercito italiano. Dal 1986 guidò la forza mobile del Comando alleato in Europa. Nel 1989 fu nominato Consigliere militare del presidente del Consiglio Ciriaco De Mita e promosso al grado di Generale di Corpo d'Armata. Dal giugno 1990 comandò il III Corpo d'armata di Milano per poi assumere la presidenza del Centro alti studi per la difesa. Infine divenne segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti.

ISPIRÒ FALLACI E INSCIALLAH

Al generale Franco Angioni si ispirò la reporter di guerra e scrittrice Oriana Fallaci nel tratteggiare la figura del "Condor", il fiero generale al comando del contingente italiano nel romanzo Insciallah, edito da Rizzoli nel 1990. La scrittrice fiorentina, infatti, visitò il Libano durante la guerra entrando in contatto con i soldati italiani, raccontandone così la vita, le paure, le speranze in maniera illuminante e suggestiva. Di Angioni, in particolare, conservò per tutta la vita una grande stima e considerazione.