Alle parole di don Francesco Mariani sul settimanale diocesano di Nuoro, L'Ortobene, è seguita una scia di aspre polemiche. Il religioso, parroco di San Giuseppe, giornalista e per anni direttore di Radio Barbagia, ha analizzato con parole forti la situazione dell'accattonaggio nel capoluogo barbaricino. La sua presa di posizione ha spaccato l'opinione pubblica cittadina aprendo un dibattito che ha coinvolto nelle ultime ore l'intera isola.

Il direttore del settimanale, Michele Tatti, così, ha deciso ieri di commentare l'accaduto sul suo profilo Facebook. 

"Si può condividere o meno il pensiero di una persona – ha scritto Tatti – ma non la si deve infangare, tra l'altro nascondendosi dietro l'anonimato dei nomi di fantasia. Com'è noto a molti sono amico di don Francesco Mariani e com'è altrettanto noto, da amici siamo cane e gatto su molte questioni. Da direttore de L'Ortobene poi sarei doppiamente di parte e quindi non voglio entrare nel merito della polemica sull'accattonaggio e, quindi, mi astengo premettendo che non replicherò neanche a eventuali commenti su questo argomento, rimandando a priori a quanto scritto sul numero del settimanale di questa settimana. In questa sede voglio solo denunciare l'imbarbarimento del nostro vivere civile avvelenato con l'uso distorto dei socialnetwork trasformati nei muretti a secco da dove tra l'altro chi sparava si prendeva un minimo di rischio mentre oggi lo si fa comodamente digitando su una tastiera. Troppo facile e troppo comodo per chi non riesce a discutere senza trasformare chi non la pensa come lui in un nemico da distruggere, combattendo non le idee ma le persone".

"Litigherò anche questa volta con Francesco se e quando leggerà questo post, però - sperando di far almeno riflettere i "gattini" che su Facebook si trasformano in "leoni" - voglio raccontarvi alcuni episodi di cui io sono stato testimone diretto.


- Un adolescente, figlio di genitori separati, litiga con la madre, non vuole tornare a casa, bisogna trovare una sistemazione per alcuni giorni sperando in una positiva soluzione che eviti la Casa di accoglienza. E a chi telefonano i Servizi sociali del Comune? A don Francesco, ovviamente. E lui accorre disposto ad accogliere il ragazzo a casa sua ma poi anche in questo caso trova una famiglia di volontari". 

- 14 agosto 2015: cinque ragazzi nigeriani alle 4 del pomeriggio vengono indirizzati alla parrocchia di San Giuseppe e sapete chi trovano a quell'ora nonostante il caldo? Don Mariani che si attacca al telefono, mobilita gli amici, compreso chi parlava inglese. Quei ragazzi erano convinti di essere a Roma e cercavano la stazione Termini per prendere un treno per il Nord Europa. Sbarcati a Lampedusa sono stati caricati su un aereo e da Elmas trasferiti nel Nuorese. Non vi dico la loro sorpresa quando con grande fatica (siamo stati costretti anche a ricorrere ai disegni) capirono di essere finiti in un'Isola circondata da quello stesso mare dove hanno rischiato di morire per fuggire in Europa. C'è voluto molto tempo per capire che erano scappati da Olzai da un Centro di accoglienza di cui non conoscevamo allora neanche l'esistenza e non vi dico la fatica per convincerli a rientrare, l'impegno di don Mariani a trovare gli autisti per riaccompagnarli coscienti di rischiare di essere fermati a un posto di blocco con tutte le conseguenze del caso. A Olzai proprio don Mariani, in prima persona e con i suoi collaboratori della Caritas settimanalmente si andava a visitare i migranti, semplicemente per parlare con loro, insegnargli a parlare l'italiano o accompagnare alcuni cristiani a Nuoro per la Santa Messa. - Primi anni Novanta, un ragazzo sieropositivo nuorese perde il controllo di se in pieno centro a Nuoro, si ferisce, si dimena, inveisce contro tutti: arrivano vigili, forze dell'ordine, una folla di curiosi. Nessuno ha il coraggio di toccarlo proprio perché sieropositivo. Sapete chi accorre? Don Mariani in compagnia di un'amica psicologa che poi fatica anche a vincere la diffidenza del personale ospedaliero. Quel giovane che morirà qualche anno dopo aveva un solo amico: don Francesco e tanti amici a cui don Francesco insegnava concretamente cos'è la carità.
- 1998, invasione degli albanesi in fuga dal loro paese. Uno arriva a Nuoro e, abbandonato dalle istituzioni, trova un punto di riferimento proprio in don Mariani che lo ospita a casa sua, gli trova un lavoro e fa arrivare anche il fratello con posto di lavoro a sua volta assicurato. Memorabili, anche davanti all'evidente ingratitudine, gli scatti d'ira del prete contro i tanti - e stavamo parlando di europei, di bianchi - che borbottavamo perché prima bisognava far lavorare i disoccupati sardi.
- Sei anni fa, se non ricordo male. In piena notte una cinese finisce in psichiatria ma è sana di mente, si calma e non può essere ricoverata. Sapete a chi telefona la polizia? A don Francesco, ovviamente. E lui accorre disposto ad ospitarlo a casa sua perché è convinto che si tratti di un maschio. Invece è una donna e allora, via ad altre telefonate nel cuore della notte perorare ospitalità alla straniera che non parlava una parola di italiano.

- Una badante rumena viene licenziata quando la gravidanza diventa evidente.Ci pensa don Francesco a trovare una famiglia che la ospita fino al parto, coinvolgendo non le istituzioni ma ancora una volta gli amici".

Conclude il direttore de L'Ortobene: "Si potrebbero raccontare mille episodi su don Mariani proprio sull'impegno per i poveri, i diseredati, i bambini vittime di violenze fisiche e psicologiche, per i tossicodipendenti da avviare nelle comunità terapeutiche perché scontrandosi con troppi egoismi mascherati da perbenismo che hanno messo in pericolo anche la sua incolumità, non è riuscito a portare avanti il progetto di una comunità da aprire in loco. Un'ultima cosa a proposito di povertà: fa solo ridere a crepapelle chi lo descrive ricco e avido".