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Tra la festa del Natale e l’attesa del nuovo anno si apre un tempo intimo, quasi silenzioso. Pochi giorni che scorrono senza clamore, invitando a rallentare e a rileggere ciò che è stato. È un momento che si apre quasi naturalmente alla riflessione, al bisogno di fare ordine tra i pensieri e di interrogarsi sul cammino percorso, o quantomeno su alcune tappe di esso.
Un passaggio che non chiede risposte immediate, ma che proietta uno sguardo più urgente sul tempo vissuto e su quello che si prepara a venire. In questo tempo di soglia, anche la comunità ecclesiale riconosce uno snodo particolarmente carico di significato. I giorni che seguono il Natale non chiudono una festa e la sua celebrazione, ma ne custodiscono il senso, aprendo uno spazio di ascolto e di meditazione.
In questo contesto, ma con una visione più ampia e generale, si inserisce la riflessione che il Cardinale Angelo Becciu ha condiviso con Sardegna Live. Per il porporato un ritorno a casa in occasione delle festività, nella sua Pattada, da dove ci ha fornito alcuni spunti che in queste righe intendiamo condividere.
“Tornare tra la mia gente è sempre un motivo di gioia – sottolinea –. Vivere questi giorni di festività è rafforzare la nostra fede e soprattutto lasciarci prendere dalla luce che promana da quest’evento, dall’evento celebrato a Betlemme: Dio che si è fatto uomo per noi. Per cui, l’invito è proprio quello di fermarci nel silenzio davanti alla grotta di Betlemme, di guardarla con occhi semplici e di lasciarci toccare dal suo messaggio. È bello scoprire che proprio nella povertà e nel silenzio vi è Dio che si avvicina all’uomo e che sceglie di condividere la nostra vita”.
Il Cardinale Becciu riassume il messaggio del Natale con le stesse parole pronunciate da Papa Leone: “Sono parole che riecheggiano il messaggio dato tempo fa da Benedetto XVI, una frase mi ha colpito molto: «Nella terra non c’è spazio per Dio se non c’è spazio per l’uomo; laddove c’è posto per l’uomo c’è posto per Dio». È un riepilogare del comandamento principale dato a noi cristiani: «Ama Dio e ama il prossimo tuo». Se non ami l’uomo che vedi, se non ami il fratello che vedi, come puoi dire di amare Dio? Quindi è un richiamo al nostro impegno di cristiani di tradurre in pratica l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo”.
Quello di Becciu è un invito a “custodire l’umanità, la dignità, la fraternità, perché accogliendo l’uomo accogliamo Dio stesso”. “Avvicinandoci all’anno nuovo – prosegue – non possiamo non guardare con trepidazione agli eventi che stanno a succedere e che mettono a rischio la pace nel mondo. Dobbiamo pregare per la pace e nello stesso tempo dobbiamo dare l’esempio, preoccuparci di chi sta nella sofferenza e di chi vive giorni difficili a causa della guerra”.
Un pensiero sull'attuale situazione della comunità isolana: “Mi pare che le difficoltà che continuano a permanere siano quelle economiche e sociali: la disoccupazione e la fuga dei giovani dalla Sardegna. L’auspicio è che non solo i governanti, ma anche chi ha idee imprenditoriali possa darsi da fare per aiutare a risolvere questi problemi che stanno diventando endemici. L’augurio è quindi che veramente si trovino soluzioni per questa grave crisi che attanaglia la nostra gente. C’è da soffrire: non solo le difficoltà economiche, ma anche quelle legate alla sanità; stando con la gente sento il dolore e l'amarezza per non potersi curare bene, e talvolta essere costretti ad andare fuori dalla Sardegna”.
L’appello è “che si trovi una soluzione quanto prima per soddisfare un diritto fondamentale quale quello di godere di strutture sanitarie efficienti”. Conclude: “Auguro a tutti un felice Natale e felici feste natalizie. Preghiamo per un anno ricco di pace e di benedizione”.

