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Quando la musica incontra la sensibilità dei bambini, è magia. Lo sa bene don Francesco Marruncheddu, parroco della chiesa di San Giovanni Bosco a Sassari, che ha firmato il testo della canzone vincitrice della 68^ edizione dello Zecchino d'Oro,
"CI PENSA IL VENTO"
Il brano dal titolo Ci pensa il vento, musica di Lodovico Saccol, è stato interpretato dalla piccola Emma Dakoli, una bambina di 9 anni di Monza, accompagnata dal Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna, diretto da Margherita Gamberini.
La canzone racconta, con immagini semplici ma poetiche, il ruolo invisibile ma importante del vento nella vita quotidiana: asciuga i panni, sfoglia i libri, porta profumi e musica. Più profondamente, usa il vento come metafora di cose essenziali e positive che non sempre vediamo, come la pace, che, se ascoltata, “soffia oltre i confini” e diffonde armonia e speranza. Ci pensa il vento è una canzone che parla di meraviglia, leggerezza e speranza, capace di parlare al cuore di grandi e piccoli attraverso un simbolo naturale familiare ma ricco di significato.
GLI AUGURI DI NATALE DI DON MARRUNCHEDDU
"Nella canzone vincitrice dello Zecchino d'Oro – spiega il sacerdote originario di Oristano a Sardegna Live – il vento diventa icona anche di Dio, dello Spirito Santo, quindi icona di pace e di speranza".
"Noi stiamo concludendo il Giubileo della speranza – aggiunge –, che sarà chiuso dal Papa il 6 gennaio. Una speranza che purtroppo è stata messa a dura prova dalle guerre in corso. Una terza guerra mondiale a pezzi, come diceva Papa Francesco. Ci sono scenari più noti, pensiamo all'Ucraina o a Gaza, ma ce ne sono anche tanti altri molto meno famosi. Ecco, il vento di cui parla la canzone ci porta davvero una speranza di pace. Ci piace pensare, e questo è l'augurio, che il prossimo anno possa conoscere un tempo di pace, portata dal vento, un vento che non si ferma di fronte ai confini, passa le frontiere, e tocca tutti".
"LA PACE SIA UN VALORE DI TUTTI"
"L'uomo è uomo, siamo tutti uguali, non c'è l'uomo bianco, quello nero, l'ucraino, il russo – dichiara ancora don Marruncheddu a Sardegna Live –. Siamo tutti qui di passaggio e quindi dovremmo tentare di convivere su questa nostra terra nel miglior modo possibile. Questo lo dico da religioso, ma ancor prima da essere umano. È una questione che interessa chiunque, a prescindere dalla fede. La pace è un valore comune e condiviso".
"Ci pensa il vento ha avuto essenzialmente questo significato: ci ricorda che quello che dove non arriva l'uomo, ci pensa Dio. Ci crediamo tanto potenti, ma di fatto non lo siamo. Anche il vento, a suo modo, ci ricorda che non possiamo governare tutto. Allora bisogna anche fidarsi e affidarsi: a Dio, all'umanità, alle persone che ci vivono intorno".

