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Le Fiamme Gialle nuoresi, nel corso di complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Nuoro, nella persona del Pubblico Ministero, Giorgio Bocciarelli, hanno posto sotto sequestro, ai fini della futura confisca, un significativo patrimonio costituito da un appartamento, un’autovettura e disponibilità finanziarie appartenenti ai familiari di Mosè Giuseppe Ledda, cuoco nuorese con pesanti precedenti penali.
Ed è proprio sul passato di Ledda che i finanzieri hanno voluto far luce, chiedendo alla Magistratura barbaricina di “riaprire il caso” relativo a un eclatante atto criminale risalente a quasi dieci anni fa: la rapina a mano armata perpetrata, il 23 maggio del 2006, ai danni della società di sicurezza e trasporto valori “Over Security” di Nuoro, durante la quale furono sottratti circa 3,5 milioni di euro e i cui autori risultano tuttora ignoti tranne uno, appunto, Mosè Giuseppe Ledda.
Quest’ultimo, infatti, per avervi partecipato in qualità di “basista” (all’epoca, infatti, lavorava come guardia giurata proprio presso la società vittima dell’assalto), è stato condannato in via definitiva a 8 anni e mezzo di carcere ma la sua “fetta” di denaro non è mai stata trovata per intero. Questo è stato l’obiettivo della Finanza di Nuoro: rispolverare le vicende accadute prima e dopo il colpo, con l’intento di trovare le tracce, seppur minime, di quel denaro mancante.
Se, da un lato, Ledda ha pagato per quel grave errore trascorrendo anni in galera, d’altro canto, sin dai periodi successivi alla rapina, si sarebbe servito dei suoi familiari per assicurarsi che il prodotto delle sue malefatte non venisse aggredito dagli investigatori della prima ora. E inizialmente c’è anche riuscito.
Però, i controlli mirati della Guardia di Finanza di Nuoro avrebbero consentito di dimostrare come i familiari del pregiudicato, a partire dalla data della rapina, abbiano accumulato ricchezze sproporzionate rispetto al tenore di vita condotto sino ad allora e rispetto ai profili reddituali di pensionato (il padre), di casalinga (la madre) e di lavoratori dipendenti dalle entrate piuttosto modeste (il fratello e la sorella).
Il pregiudicato, attualmente agli arresti domiciliari per fatti non collegati a queste vicende, vedrà ora sequestrare soldi, autovettura e casa ai suoi parenti.
Intanto, continuano le indagi al fine di scoprire altri indizi su dove sia finito il resto del denaro, della maggior parte del quale se n’è persa traccia, e per individuare gli altri partecipanti a quell’atto criminale, si ipotizza che il commando fosse formato da almeno altri 4 individui.