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"La Bellanova a Cagliari? Non fosse venuta qui in Sardegna, sarebbe stato lo stesso. Come sempre, non ci rimane che la mobilitazione".
Felice Floris, leader storico del Movimento dei pastori sardi, non e' abituato a usare giri di parole, e a due giorni dal tavolo sulla vertenza latte con la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, non nasconde la delusione sugli esiti dell'incontro: "Abbiamo detto a Bellanova che ci piace come persona, non come ministro. Non ci piace quando viene qua a proporci una minestra riscaldata: ci ha parlato di 14 milioni per il ritiro di eccedenze da destinare agli indigenti, ma la verita' e' che non verranno utilizzati perche' non esistono esuberi. Si parla di 10 milioni estrapolati da un fondo nazionale di 400 milioni per piani integrati di filiera. La verità e' che non verranno utilizzati perche' il contributo in conto capitale e' solamente del 30-40%, ma in Sardegna si viaggia al 70%. Nessuno potra' utilizzare quelle risorse".
"Ci si concentra sulle divisioni all'interno della filiera del latte, ma e' ora di finirla con queste stupidaggini: qui in Sardegna c'e' un fronte comune della sofferenza, ci sono i pastori che parlano in maniera unitaria e chiedono giustizia e l'applicazione dell'articolo 62 della legge 27, che vieta la vendita di prodotti sotto i costi di produzione".
Dunque, cambia il governo, cambiano i ministri, ma per i pastori la musica e' sempre uguale: "Io non ho mai voluto partecipare ai tavoli con l'ex ministro Matteo Salvini, nonostante fossi invitato. Ma e' una cosa normale discutere della vertenza latte in Prefettura a Sassari con il ministro dell'Interno? Con il ministero degli Interni si discute di ordine pubblico, non di latte. E mi dispiace per i colleghi che si sono appassionati a questi imbrogli".
Tornando al cuore della vertenza, per Floris il nodo della questione e' semplice: "La colpa e' degli industriali, ai quali non interessa vendere il formaggio a prezzi piu' alti, e pagare maggiormente il latte: alzando il prezzo dovrebbero infatti competere con altri mercati e produttori. Vendendo a prezzi bassi puntano sulla quantita' e mantengono i loro vantaggi, e' un ragionamento da rendita parassitaria, fissato sulle solite e decennali linee di vendita. Finche' loro controlleranno totalmente la filiera del latte, che invece dovrebbe essere gestita dai pastori, non se ne uscira' fuori. Il latte e' dei pastori e deve tornare nelle mani dei pastori: bisognerebbe rafforzare le organizzazioni dei produttori e applicare le leggi nazionali e comunitarie".
Lo scenario futuro per il mondo agro pastorale sardo tracciato da Floris, e' sconfortante: "Fra cinque anni in Sardegna ci saranno la meta' dei pastori, c'e' l'interesse a ridimensionare il settore. Da una parte la politica afferma che il pastoralismo nella nostra isola e' fondamentale, in un discorso legato anche alla tutela dell'ambiente. Dall'altra si favoriscono gli allevamenti intensivi, come quelli di Arborea, a danno dell'ambiente e dei consumatori".
Contrariamente ad altri movimenti di pastori, per Floris la rivendicazione del prezzo del latte a un euro, e' un falso problema: "Abbiamo avuto gia' il latte a un euro, e oltre, ma se contemporaneamente aumentano i costi di tutto cio' che ruota attorno a questa filiera -dalle industrie farmaceutiche a quelle della meccanizzazione- siamo punto e a capo. Ecco perche' e' fondamentale applicare la legge sui costi di produzione e controllare chi aumenta il prezzo dei trattori o dei medicinali per gli animali. La realta' e' che ci sono poteri forti che impediscono che questa situazione possa cambiare, ma devono stare attenti: a febbraio c'e' stato un movimento spontaneo, il prossimo sara' piu' organizzato".