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Non accenna a diminuire la polemica scoppiata in seno alla Fasi (Federazione Associazini Sarde in Italia) in seguito all'ottavo congresso tenutosi ad Alghero nel mese di ottobre. Le elezioni per il rinnovo del direttivo hanno portato alla riconferma del veterinario di Bultei Bastianino Mossa alla guida dei circoli sardi, esito che ha generato un aspro dibattito all'interno dell'organismo. La lista guidata da Mossa ha avuto la meglio per una manciata di voti su quella capeggiata dalla concorrente Sara Nicole Cancedda, coordinatrice dei giovani emigrati, che insieme ad altri membri della federazione denuncia presunte irregolarità nel congresso.
FRANCO SADDI: "GIOVANI E DONNE ESCLUSI"
Uno dei capofila del movimento di contestazione è Franco Saddi, presidente del circolo dei sardi di Bareggio e Cornaredo (Milano). "Quanto avvenuto al congresso di Alghero ci lascia molto perplessi per vari motivi – spiega Saddi a Sardegna Live –. Abbiamo registrato la negazione al voto ai giovani e alle donne, per la cui maggior partecipazione alla vita delle Fasi ci eravamo a lungo battuti. Gli è stato impedito di votare il presidente. Si è modificato lo statuto a pochi giorni del congresso, una grave irregolarità visto che la modifica dello statuto deve avvenire in un'assemblea e deve essere condivisa con i soci che, nel caso del Consiglio nazionale, sono i presidenti di ogni circolo".
LETTERA ALLA REGIONE
In una missiva rivolta all'assessora regionale Desiré Manca, delegata sulla materia, Saddi ha scritto: "A seguito del congresso nazionale della Fasi del 17 ottobre, il nostro circolo ha rilevato gravi irregolarità procedurali e statutarie.con i principi di rappresentanza democratica, trasparenza e corretta gestione che hanno sempre caratterizzato il rapporto tra la federazione e la regione Sardegna".
"Per tali motivi – si legge nel documento rivolto all'esponente della Giunta regionale – il nostro circolo non condivide la strategia politica programmatica e organizzative adottate dall'attuale dirigenza della Fasi, ritenendole non rispondenti all'esigenza della comunità sarda che rappresentiamo nel territorio".
"La stessa Manca è intervenuta personalmente al nostro congresso – aggiunge Franco Saddi – e ha parlato di questi malumori, nel tentativo di aprire un dialogo che portasse a un accordo scongiurando la rottura che ormai è divenuta effettiva".
SARA CANCEDDA: "PRONTO IL RICORSO"
In aperta polemica col direttivo anche Sara Nicole Cancedda, sfidante di Mossa al congresso di Alghero. "Il congresso di solito è un momento di festa e confronto su temi importanti, caratterizzato da una serenità che stavolta è mancata totalmente – spiega a Sardegna Live –. Stiamo finalizzando un ricorso in sede giudiziaria per impugnare gli esiti delle elezioni. A dicembre abbiamo organizzato un convegno a Piacenza, nel corso del quale abbiamo chiesto di leggere un documento che riassumeva la nostra posizione. Questo non ci è stato concesso, col pretesto che bisognava seguire l'ordine del giorno, come se il tema fosse marginale. La nostra posizione è stata liquidata come un capriccio di una minoranza di circoli con problemi strutturali. Non è così: ci sono circoli che hanno più di 50 anni di storia, assolutamente in salute e fiorenti".
"Se, come riteniamo, ci sono state delle irregolarità al Congresso, questo dovrebbe essere un problema di tutta la federazione. Invece ci troviamo davanti a un muro, nonostante i voti di distacco fra la lista vincitrice e la nostra siano veramente pochi. Che poi la lista di minoranza non abbia neanche un posto in esecutivo, non accade nemmeno nei sistemi più restrittivi".
"VENUTO A MANCARE IL PRINCIPIO DI LEALTÀ"
"Ci dispiace essere arrivati a tanto – ancora Cancedda a Sardegna Live –, perché se c'è un dubbio sullo svolgimento delle procedure che garantiscono l'ordinamento democratico della federazione, la questione dovrebbe riguardare tutti: chi ha vinto e chi ha perso. Se ci sono delle persone che non erano legittimate al voto e hanno partecipato alle votazioni, credo sia un problema di tutti".
Secondo Cancedda, infatti, "ci sono persone di diverse età che risultano essersi accreditate nell'ultimo giorno di Congresso, praticamente al momento delle operazioni di voto, per circoli con cui non sembrerebbero avere nulla a che fare. Si tratta di persone residenti nella provincia di Sassari, che avrebbero votato per diversi circoli di alcuni piccoli centri del Nord Italia. Uno scenario abbastanza insolito. Se realmente si fosse concretizzata una dinamica di questo tipo verrebbe meno il principio di lealtà che caratterizza un vincolo di volontariato come quello che ci lega alla Fasi".
LA RISPOSTA DI MOSSA: "POLEMICHE CONFUSE"
"Ci sono due visioni del mondo della migrazione. Da una parte vengono avanzate polemiche, dall'altra si fanno proposte". Così il presidente Fasi Bastianino Mossa respinge nettamente le accuse. "Chi fa polemica lo fa in maniera confusa. Noi abbiamo presentato un nuovo statuto in quanto il vecchio era antidemocratico e non corrispondeva più alle norme del terzo settore previste dalla normativa nazionale. Si è proposta una bozza di questo nuovo statuto e un gruppo di persone già predisposte alla contestazione l'hanno presa come un'imposizione che negava il voto ai giovani e alle donne, quando in realtà era un documento ancora da discutere e approvare all'interno del comitato".
"Siamo arrivati al congresso e abbiamo fatto i passaggi negli organismi statutari, che sono comitato esecutivo e consiglio direttivo nazionale, ed è stato approvato il nuovo statuto che prevedeva un sistema di liste con chiarezza di rappresentanza di genere, di rappresentanza territoriale, con possibilità di voto per tutti, giovani e donne inclusi. Dopo aver approvato a maggioranza lo statuto, si è approvato il regolamento congressuale".
"NON ACCETTANO LA SCONFITTA"
Mossa continua a ricostruire le fasi del Congresso: "Gli stessi contestatori hanno presentato una lista, quindi si sono anche candidati, hanno partecipato e accettando quelle regole. Hanno perso per diciassette voti e a questo punto vogliono tornare indietro, in una polemica sterile, per annullare quello che era stato fatto e approvato secondo le norme. Ci sono i verbali, c'è la commissione elettorale, c'è il verbale della presidenza del congresso che attesta tutto. Quindi è una polemica che fa male non solo ai dirigenti coinvolti, ma alla base sociale che loro presumono di rappresentare".
"È un modo di non accettare una competizione certificata dai numeri. Se i contestatori non fossero stati d'accordo sulle regole, non avrebbero dovuto accettarle dal principio. Potevano tranquillamente astenersi in congresso. Invece erano convinti di vincere la disputa, l'hanno persa, e adesso tornano indietro. A me dispiace, perché devo fare il presidente di tutti, non il presidente di una parte".
"DONNE, GIOVANI E MINORANZA SONO RAPPRESENTATI"
"Le regole che abbiamo seguito sono tutt'altro che antidemocratiche: su quindici membri dell'esecutivo, nove sono donne, le quali non erano mai state rappresentate prima d'ora nella direzione Fasi. Ci sono anche dei giovani ed è rappresentata la minoranza. Questo è l'esito del congresso".
"Le polemiche e le contestazioni di queste settimane – conclude Mossa – sono sintomo di un gruppo dirigente che non si rassegna al cambiamento. Si sta causando un grave danno d'immagine per tutto il movimento, strumentalizzando e personalizzando la contestazione. Io sono stato attaccato nella mia persona da parte di un gruppo di professionisti della protesta".

