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Dalle analisi e dagli studi effettuati dai carabinieri del Ris di Cagliari sulla piantagione di canapa indiana sequestrata lo scorso 29 settembre dai carabinieri di Sanluri a Villasor, è emerso che in relazione al tenore medio di thc di quelle piante, il raccolto avrebbe potuto fruttare fra i 58 ei 76 milioni di euro alla vendita al dettaglio. In data odierna, grazie all'autorizzazione ricevuta dalla Procura della Repubblica di Cagliari, si è proceduto alla distruzione delle piante che sono state tagliate nella mattinata di oggi. Le operazioni di distruzione mediante fuoco sono tuttora in corso.
L'operazione era stata effettuata dai carabinieri della locale Stazione e dai militari del Norm della Compagnia di Sanluri, unitamente al personale specializzato del Nipaaf dei carabinieri di Cagliari, intervenuti in località “Beccia de Casteddu”, dove hanno individuato e tratto in arresto per coltivazione e produzione di stupefacenti tre agricoltori, rispettivamente di 39, 37 e 34 anni, il primo di Posada e gli altri due di Orgosolo, tutti con precedenti denunce a carico e ben conosciuti.
I carabinieri avrebbero rinvenuto ben 5.300 piante di marijuana, dell’altezza media di circa 1 metro e mezzo l’una, allineate in 115 filari e perfettamente irrigate con sistema centralizzato. Dai campionamenti sulla sostanza eseguiti con test speditivi da parte personale Nipaaf si è ottenuto riscontro positivo alla presenza di principio attivo superiore ai valori consentiti. Le ulteriori analisi chimiche specifiche e più approfondite, prontamente svolte dal Ris di Cagliari, hanno stabilito trattarsi di infiorescenze con valore di thc oltre il 4 %, rispetto alla soglia consentita dalla normativa vigente per le coltivazioni lecite (0.6 %).
Tutto il materiale e la piantagione erano stati posti sotto sequestro e piantonati con servizi gestiti dalla Compagnia di Sanluri, come richiesto dall’Autorità Giudiziari, in attesa eventuali ulteriori accertamenti tecnici delle e susseguente autorizzazione alla distruzione della coltivazione, arrivata oggi. I tre arrestati, al termine della redazione degli atti, sono stati tradotti presso il carcere di Uta, come disposto dalla Procura della Repubblica.