Un detenuto di nazionalità algerina di 42 anni, con problemi psichiatrici, si è tolto la vita la notte scorsa nel carcere di Uta. L’uomo si trovava nella sezione detentiva con alta presenza di utenza con problematiche di tossicodipendenza, psicologiche e psichiatriche.

“Si tratta di un altro caso di morte che segna in negativo l'andamento del sistema carcere in generale - dice Giovanni Villa, segretario generale aggiunto della Federazione nazionale sicurezza -. Uno dei maggiori problemi in carcere è proprio l’elevato numero di detenuti con disturbi di natura psicologica e psichiatrica e di tossicodipendenza, come quelli ristretti nel penitenziario di Uta, con un livello di assistenza sanitaria assolutamente inadeguato, che vede questi soggetti essere tra i primi autori di aggressioni fisiche sia verso gli altri detenuti, ma soprattutto verso i poliziotti penitenziari. A volte, come in questo caso, riescono a portare a termine l'atto suicidario. Non sempre riusciamo a trarli in salvo purtroppo, questo è dovuto principalmente alla forte carenza di unità, pochi agenti non possono controllare più sezioni, come ho sempre detto ben venga l'innovazione con strumenti di ultima generazione, ben venga la sorveglianza dinamica ed il controllo attenuato certo è che questi non potranno mai sostituire la presenza costante del poliziotto dove sicuramente garantirebbe un costante monitoraggio e quindi interventi celeri a garanzia della vita umana”.