Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cagliari hanno dato esecuzione ad un provvedimento del Gip del Tribunale del capoluogo con il quale è stato disposto il sequestro preventivo di due traghetti, nonché di beni mobili, immobili, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 64 milioni di euro, nei confronti di due imprenditori e due società (la Delcomar e la Delcoservizi) operanti nel settore della navigazione e del noleggio di mezzi di trasporto marittimo.

I reati ipotizzati sono quelli di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, falsità in atti pubblici e attentati alla sicurezza dei trasporti. Oltre alle responsabilità penali, sono contestati illeciti amministrativi per fatti dipendenti da reato, in base alla normativa sulla responsabilità degli enti.

Le attività, in corso di esecuzione a Cagliari, Portoscuso, Calasetta, La Maddalena, Porto Torres, Sassari, Palermo, Reggio Calabria e Augusta (Siracusa), con il supporto degli specialisti del Reparto Operativo Aeronavale del Corpo, costituiscono l’esito di una complessa indagine condotta, a partire dal 2019, dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cagliari sulla procedura di gara, aggiudicata dalla Regione Sardegna nel 2016 (per la durata di sei anni per l’importo complessivo, esclusa iva, di 70,1 milioni di euro, con opzione di estensione del servizio fino a 9 anni per un valore complessivo totale di oltre 104 milioni di euro) ad una compagnia di navigazione sarda onde assicurare la connettività marittima della Sardegna con le isole minori di San Pietro e La Maddalena.

In applicazione della normativa UE in materia di aiuti di Stato, la legislazione vigente prevede, infatti, lo strumento della “continuità territoriale”, attraverso cui è garantito ai cittadini il diritto alla mobilità e allo sviluppo economico-sociale dei territori interessati, assicurando nel contempo tariffe ragionevoli, nel rispetto di specifiche condizioni di orario, capacità e frequenza dei collegamentiTra i requisiti prescritti per poter partecipare e aggiudicarsi la gara i concorrenti avrebbero dovuto adibire unità dotate di caratteristiche strutturali volte a consentire il traghettamento, in condizioni di sicurezza, di merci pericolose e passeggeri, tutelando e garantendo le pari opportunità, in termini di accessibilità e di mobilità a bordo delle stesse navi, anche alle persone a mobilità ridotta (anziani, disabili, persone con disturbi sensoriali, gestanti). 

Gli approfondimenti investigativi svolti dai militari avrebbero invece evidenziato l'inidoneità tecnica dei traghetti utilizzati, mettendo in luce il concreto rischio sussistente per l’incolumità dei passeggeri sopracitati in caso di naufragio o incendio fortunatamente mai verificatisi. Oltre alle carenze tecniche e strutturali dei traghetti, le indagini avrebbero permesso di rilevare come le difformità non fossero mai state sanate; circostanze che non avrebbero consentito la partecipazione né, soprattutto, l’aggiudicazione della gara. Gli accertamenti avrebbero permesso ancora di rilevare l’avvenuto ricorso a sostituzioni irregolari del traghetto designato per le tratte Carloforte-Portovesme e Carloforte-Calasetta, non autorizzate preventivamente dalla stazione appaltante.

L’ammontare delle contribuzioni pubbliche indebitamente percepite nel periodo 2016-2020, quantificato in oltre 54,1 milioni di euro, è stato sequestrato nei confronti della società di navigazione aggiudicataria e degli indagati. Ulteriori 9,9 milioni di euro sono stati invece sequestrati, quale profitto del reato, alla società di noleggio delle imbarcazioni avente assetto proprietario e management riconducibili ai principali indagati. 

Secondo quanto ricostruito, gli indagati, interponendo una seconda società di servizi, avrebbero fornito alla compagnia di navigazione indagata tre ulteriori navi necessarie per partecipare alla gara, pur essendo consapevoli che le stesse non avessero i requisiti previsti dalla gara. La cessione dei traghetti avrebbe in tal modo fatto confluire parte delle somme introitate dalla Regione Sardegna sui conti della società noleggiatrice. Una parte di tali introiti è stata successivamente “girata” ai due soci amministratori ritenuti responsabili. Le società e le navi sequestrate sono state affidate agli amministratori giudiziari nominati dal G.I.P. al fine di garantire la continuità aziendale.