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"Come previsto in precedenza, le preoccupazioni che avevamo espresso alcuni giorni fa non erano frutto della nostra immaginazione, ma una reale constatazione di ciò che si stava tramando dietro le quinte. I proprietari delle aziende di produzione del latte erano decisi a giocare sporco per evitare di essere soggetti alle regole imposte da un disciplinare di produzione serio. Questo è il motivo per il quale hanno compiuto molte manovre per assicurarsi il sostegno del Presidente Maoddi per il suo secondo mandato". È quanto si legge in un comunicato congiunto di Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Mario Carai e Fabio Pisu.
"Ciò che rimane inspiegabile non è tanto la cupidigia degli industriali, che era già emersa nelle difficili trattative affrontate durante le proteste del latte del 2019, ma piuttosto l'ingenuità di alcuni presidenti di cooperative. Questi ultimi, sotto pressioni sconosciute, si sono lasciati convincere a prendere posizioni che possono derivare soltanto dall'ignoranza o, peggio ancora, dalla malafede. È altrettanto incomprensibile il fatto che una delle cooperative che ha votato contro l'introduzione delle sole razze autoctone nel disciplinare sia rappresentata nel consorzio da un delegato principalmente impegnato nel commercio di formaggio. Questo solleva gravi dubbi di conflitto di interessi che richiedono una soluzione immediata", prosegue la nota. "Prima di emettere questo comunicato, abbiamo dedicato del tempo a chiarire quanto accaduto nella sede del consorzio ieri. Le varie note stampa che hanno commentato la situazione si contraddicevano in modo così confuso a causa della complessità della situazione creata deliberatamente. Avevamo avvertito che riprendere in votazione il punto relativo all'uso del latte per produrre il Pecorino Romano DOP proveniente dalle razze autoctone sarebbe stato illegale, poiché tale punto era già stato approvato con una maggioranza del 90% in un'assemblea precedente del consorzio".
"Facciamo appello ai pastori che conferiscono il latte alle cooperative affinché vigilino sui presidenti o sui loro delegati inviati al consorzio per rappresentare gli interessi di tutti i soci e non quelli personali. In occasione dell'assemblea, devono rispettare la volontà espressa nelle votazioni interne alle singole cooperative, come è avvenuto nel 2021, quando la versione delle razze autoctone ha ottenuto il 90% dei voti. Chiediamo alla Presidente Todde - scrivono - e all'assessore all'agricoltura della regione Sardegna di fare uso del loro potere di veto sulle decisioni illegittime del presidente del consorzio, poiché è in gioco il futuro del settore lattiero-caseario, fondamentale per l'economia regionale. È evidente che il prezzo stabile del formaggio non soddisfi i commercianti, i quali sono disposti a compromettere la credibilità del Pecorino Romano DOP per favorire la quantità ottenuta dagli allevamenti intensivi. Questo atteggiamento mette in pericolo l'eredità dei nostri antenati, che hanno selezionato la pecora sarda per le sue qualità produttive e capacità di adattamento al territorio sardo. Inoltre, le razze autoctone sono vantaggiose poiché si adattano bene al pascolamento con un modesto apporto di concentrati, come indicato nella proposta di modifica del disciplinare presentata in assemblea. Questa modifica ridurrebbe la percentuale di sostanza secca proveniente dalle zone di produzione, dimostrando l'intenzione di minare la credibilità della DOP".
"Chiediamo - concludono - ai presidenti delle cooperative che hanno votato a favore delle razze esogene di chiarire come intendono commercializzare il formaggio senza le garanzie offerte da una DOP. Nel caso abbiano una soluzione, invitiamo a condividerla con l'intero settore lattiero-caseario".