PHOTO
La raccolta firme è ormai vicinissima al traguardo, ma il rischio concreto è che non si riesca a completare in tempo le certificazioni necessarie per il deposito. A lanciare un appello urgente è Beniamino Zuncheddu, che chiede l’intervento del sindaco di Cagliari Massimo Zedda per accelerare le procedure di certificazione delle firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare “Zuncheddu e altri”.
“Faccio appello al Sindaco di Cagliari affinché ci possa dare una mano con le certificazioni delle firme. Tanti paesi della Sardegna ci stanno dando una mano in queste ore. Le firme sono miste perché sono state prese in tutta la Sardegna. Rischiamo di non poter presentare le firme. La scadenza è il 31 dicembre. Abbiamo pochi giorni davanti. Spero che Massimo Zedda possa darmi e darci una mano. Grazie infinite. Beniamino Zuncheddu”.
Il passaggio decisivo, spiegano i promotori, è ora quello della certificazione delle firme raccolte, necessaria per poterle depositare formalmente. Un lavoro delicato e fondamentale che deve essere completato entro il 31 dicembre, mentre la raccolta firme sta entrando nella sua fase conclusiva.
La proposta di legge
La proposta di legge nasce da una storia che ha segnato profondamente l'Italia intera. Beniamino Zuncheddu ha trascorso 33 anni in carcere da innocente, una vita spezzata a 26 anni e restituita solo a metà. Alla sua liberazione non ha trovato alcun supporto economico, psicologico o sociale, una condizione che accomuna molte vittime di errori giudiziari.
Ogni anno in Italia circa mille persone subiscono un’ingiusta detenzione. Il vuoto normativo che la proposta intende colmare riguarda proprio il periodo che va dall’assoluzione definitiva alla sentenza di risarcimento del danno, un arco di tempo che può durare anni e durante il quale le persone restano senza alcun sostegno.
La raccolta firme sostiene la proposta di legge di iniziativa popolare “Zuncheddu e altri”, promossa dal Partito Radicale e presentata con prima firmataria Irene Testa, Garante dei detenuti della Sardegna. L’obiettivo è garantire una provvisionale economica immediata, pari a circa mille euro al mese, alle persone assolte dopo un’ingiusta detenzione, fino alla definizione del risarcimento.
“La proposta punta a garantire una provvisionale economica a chi alla fine di un processo è stato assolto – spiega Irene Testa –. Ci sono persone che si sono viste distruggere l’esistenza: la giustizia, in qualche modo, ha sottratto loro anni di vita e non solo perché sono state in carcere, ma a volte anche per poter sopravvivere dopo l’errore giudiziario o l’ingiusta detenzione. La proposta prevede un assegno che parta dal momento dell’assoluzione fino alla sentenza di risarcimento del danno. Perché è proprio in quel periodo che può durare sei, sette, otto, dieci anni che le persone non sanno cosa fare: alcune si rivolgono alla Caritas, altre sono costrette ad andare a rubare, altre ancora se non ci fossero le famiglie si troverebbero costrette a dormire sotto i ponti. Sono circa 1000 ogni anno le ingiuste detenzioni con costi esorbitanti a carico dello Stato”.

