Matteo non ce l’ha fatta. La Sardegna è in lutto e piange quel ragazzo buono e forte che s’era inventato Cancer Man: Matteo Pitzalis lascia una meravigliosa una famiglia, 2 splendidi bambini e una moglie, Giorgia, che lo sostenevano e accompagnavano nei viaggi. Grazie a loro aveva trovato la forza per combattere e dare un senso a questa maledetta lotta contro il cancro. Il suo cuore oggi ha smesso di battere lasciando un vuoto incolmabile. Sono già tantissimi i messaggi di affetto e di cordoglio sulla sua bacheca facebook: tanti i cuori, tantissime le attestazioni di tristezza per questa bruttissima sconfitta, quella della vita. 

"Ho creato il personaggio cancer Man per ridare coraggio a chi combatte come me - scrive in un post l'associazione Charlibrown, presieduta da Manuela Ambu - una frase da vero super eroe, da grande Uomo. Hai combattuto come un vero Leone. Coraggio ne hai dato tanto, a tante persone, non ti potremo mai ringraziare abbastanza. Ciao Matteo, ci stringiamo alla moglie ai suoi meravigliosi cuccioli , alla sua famiglia e a chiunque abbia avuto l’onore di esserle amico. Custodiremo con cura la tua maglietta".

L’incubo cancro arrivato nell’ottobre del 2018

Chi era Cancer Man? Lui era nato dalla necessità di raccontare la sua storia di malato oncologico. Da un anno a questa parte la sua vita si è svolta tra casa e ospedale e durante le varie degenze Matteo aveva riscontrato numerose pecche nel sistema sanitario.

Ecco cosa aveva scritto in un suo bellissimo post: “Ho deciso quindi di creare un personaggio immaginario, un supereroe che potesse dare voce a chi si trova nelle mie stesse condizioni ma non è in grado di parlare dei propri problemi e disagi. Cancer Man parla della propria quotidianità, dà pillole di sopravvivenza ospedaliera, cerca di sensibilizzare il più possibile le persone nei confronti di ciò che è la vita di un malato e di chi gli sta intorno.

Bisogna abbattere il tabù del cancro, non bisogna avere paura o vergogna di parlarne e soprattutto non bisogna avere paura di nominarlo; non si decide di averlo, succede e basta e quando ciò accade bisogna conviverci e fare tutto ciò che in nostro potere per combatterlo e tornare alla nostra vita normale. Ciò non vuol dire che nel frattempo non si abbia il diritto di vivere comunque felici e sereni, essendo grati per ogni giorno in più che ci viene concesso e soprattutto con il sacrosanto diritto di vivere dignitosamente, fuori e dentro gli ospedali”.