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Si è tenuta questa mattina la cerimonia organizzata dal Comune di Sassari per la Festa della Liberazione. Il cortile di Palazzo Ducale finalmente, dopo due anni di pandemia, era di nuovo colmo di persone e bandiere, per ricordare la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, 77 anni fa.
L’Inno nazionale ha dato inizio alla cerimonia. Subito dopo gli interventi della prefetta di Sassari, Paola Dessì, del presidente della sezione di Sassari dell’associazione nazionale Partigiani d’Italia, Thomas Arras e del sindaco Nanni Campus. A seguire, la deposizione delle corone d’alloro, in onore ai caduti, presso la lapide dedicata al 25 Aprile.
L’Amministrazione comunale ha voluto che quest’anno, a fianco al tricolore, sventolasse anche la bandiera ucraina, in segno di solidarietà col popolo ucraino e con la sua resistenza. Il drappo blu e giallo è stato esposto nel balcone centrale di Palazzo Ducale e all’interno, negli spazi dedicati alla cerimonia. Erano presenti le autorità civili e militari, l’Anpi e le altre associazioni combattentistiche e d’arma e la cittadinanza.
Questo è e deve essere lo spirito di una festa nazionale, una festa di popolo che celebra la liberazione di 77 anni fa, ma sopratutto, che concorre a rinsaldare in tutti noi il dovere di difendere sempre e ovunque la libertà e la democrazia. Libertà e democrazia che tanti, con il loro sacrificio, ci hanno donato allora; e vogliamo farlo nel ricordo anche del sacrificio dei tanti, che, in questi 77 anni, ci hanno consentito di mantenerle vive fino a noi, e di quanti oggi purtroppo si stanno sacrificando in Ucraina per difendere la loro terra assediata, in nome di una comune civiltà.
"La mia generazione è nata dopo la guerra e ha creduto se non in un mondo, in un’Europa guarita dal Male della sopraffazione, dell’aggressione, delle invasioni, della follia di pochi che determinano il destino di tutti", così per l'occasione il sindaco di Sassari Nanni Campus. "Ebbene, l’invasione armata dell’Ucraina da parte della Russia ci ha purtroppo risvegliato da questo sogno. Ci ha drammaticamente ricordato che il Male assoluto è sempre presente e che abbiamo una sola barriera per fermarlo: coltivare, difendere, far prevalere, anche con le armi se necessario, quei valori che la nostra festa di oggi vuole celebrare".
"La libertà, l’uguaglianza, il rispetto reciproco, la solidarietà sono il Bene che i nostri padri ci hanno lasciato alla fine di una guerra, alla fine di una tragica occupazione straniera, alla fine di una dittatura; il Bene che loro hanno posto come solide basi della nostra democrazia. Se questi doni che abbiamo ricevuto apparivano fino ad oggi scontati, ora sappiamo che scontati non sono ma che vanno difesi. Che il Male è in agguato nella mente e nella volontà di governanti, di gruppi di potere, è ancora purtroppo diffuso anche nei popoli, tanto, da essere giustificato perfino dalla loro religione, non certo dal loro Dio, ma da chi pretende di parlare in nome di quel Dio".
"Ebbene oggi anche noi qui vogliamo ribadire che l’antidoto alla guerra, all’odio, alla sopraffazione sono la tolleranza, l’unione di sentimenti, l’unità e l’armonia dei principi e dei valori, che devono essere di tutti. Nel difendere i valori assoluti non possono esserci barriere ideologiche, nel coltivare i principi ideali non possono esserci divisioni o distinzioni".