Sono state segnalate in Italia oltre 130mila aggressioni al personale infermieristico e oggi, 8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, il l sindacato Nursing Up rivela che il 75% delle vittime di queste aggressioni è donna.

Secondo il rapporto del sindacato, nel 2023, quasi 97.500 infermiere sono state vittime di aggressioni, e le prospettive per il 2024 suggeriscono che questo numero potrebbe superare le 100.000. Il presidente di Nursing Up, Antonio De Palma, ha dichiarato che è essenziale fermare questi atti di violenza, evidenziando che la maggioranza degli operatori sanitari (77,7%) e degli iscritti agli Ordini (76%) sono infermiere.

Si tratta di un fenomeno "inaccettabile su cui da subito il Governo è intervenuto con misure concrete e severe", afferma il ministro della Salute, Orazio Schillaci ringraziando le donne "per la competenza e la dedizione con cui ogni giorno si prendono cura della nostra salute". Quelle impegnate nella sanità costituiscono il 70% del personale "e sono una risorsa che dobbiamo tutelare e valorizzare, a partire da una maggiore sicurezza". Ma, tiene a sottolineare Schillaci, "il nostro impegno è rivolto a tutte le donne, alle quali dobbiamo garantire benessere e salute lungo tutto l'arco della vita e in ogni contesto lavorativo".

Dall'Istituto Superiore di Sanità è stato annunciato un nuovo progetto proprio in occasione dell'8 marzo, al fine di "rompere il silenzio e trasformare la narrazione della violenza in dati scientifici così da realizzare nuovi protocolli di prevenzione di precisione", afferma Simona Gaudi coordinatrice del progetto epi_we e ricercatrice del Dipartimento Ambiente e Salute dell'Iss presentando un questionario nell'ambito del progetto Epigenetica per le donne di cui l'Iss è promotore in collaborazione con Università degli Studi di Milano e Fondazione Cà Granda dell'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Le rilevazioni territoriali evidenziano come la violenza abbia un impatto duraturo sul genoma, con conseguenze che possono manifestarsi anche a distanza di 10-20 anni. "Vogliamo dare supporti molecolari a questi dati, in modo tale che analizzando tutto il profilo dell'epigenoma, nel tempo saremo in grado di dire che quella donna potrebbe avere un maggiore suscettibilità a sviluppare un tumore all'ovaio o una malattia cardiovascolare o una patologia autoimmune", afferma Gaudi.La fase successiva del progetto coinvolgerà 7 unità operative situate in cinque diverse regioni: Lazio, Lombardia, Campania, Puglia e Liguria. È importante notare che il coinvolgimento non si limita alle vittime di violenza ma si estende anche alle operatrici sanitarie e alle donne non direttamente coinvolte in episodi di violenza.

L'Oms ha lanciato un allarme riguardo al numero di morti durante il parto a livello globale, che nel 2020 ha raggiunto le 287mila unità secondo le ultime stime disponibili. La Giornata mondiale della salute, celebrata il 7 aprile, è dedicata al benessere delle madri e dei neonati.