Ancora una volta, ci troviamo davanti a una storia che parla di inciviltà, leggerezza e di una vittima silenziosa: un povero cagnolino innocente.

Il Parco degli Animali, Canile Rifugio del Comune di Firenze e sede dell’Ufficio per i Diritti degli Animali, ha affidato ai social un messaggio durissimo, scritto con il cuore spezzato. Un messaggio che non può e non deve restare confinato a una bacheca Facebook.

"Questo è un post che avremmo voluto non dover scrivere - inizia così - . Siamo devastati, nel tardo pomeriggio di ieri sono state esplose nei dintorni del nostro Canile delle vere e proprie bombe, il nostro Nero, da sempre, era terrorizzato dai tuoni, dai boati, dagli scoppi, il suo cuore non ha retto allo spavento e lo abbiamo trovato morto nel suo box stamani".

Parole che non hanno bisogno di essere commentate, perché il dolore che trasmettono è già assordante. Nero era uno dei tanti cani ospitati nella struttura comunale, un cane fragile, come molti altri, che viveva con una paura che per qualcuno è solo 'rumore'.

"Non mettiamo foto per non urtare la vostra sensibilità ma vi garantiamo che è stato atroce". Ed è atroce anche pensare che tutto questo sia avvenuto per un gesto che qualcuno considera 'divertimento.

"Chi ha esploso con leggerezza e menefreghismo quelle bombe - continua il post - dovrebbe provare a immaginare il terrore che Nero può aver provato e in che maniera terribile ci ha lasciato".

Qui non si parla di un evento imprevedibile, ma di una pratica nota, reiterata, che ogni anno miete vittime tra animali domestici e selvatici. Una pratica che diventa ancora più grave quando avviene nelle immediate vicinanze di un canile, luogo che ospita animali anziani, cardiopatici, traumatizzati.

"Vi chiediamo di tutelare i più fragili e indifesi che a causa di un’usanza barbara possono addirittura rimetterci la vita come successo al nostro Nero".

Il Parco degli Animali non lancia accuse, ma un appello accorato alla coscienza collettiva, "Far esplodere simili bombe nelle vicinanze di un canile è veramente, passateci il termine, un gesto di inciviltà".

E ancora: "Vi chiediamo col cuore in mano di non farlo mai più e chiediamo il supporto di tutto il nostro “vicinato” per aiutarci a tutelare al meglio i nostri cani che, come sapete, sono in gran parte anziani e cardiopatici".

Nero non era solo un cane ospite di una struttura. Era un individuo, con una storia, una dignità e un futuro che stava per iniziare, "Questo era il nostro Nero, fiero e bellissimo, e avrebbe avuto diritto al proseguimento di vita in famiglia, che meritava e stava per avere, non potrà più averlo a causa di quello che per qualcuno è stato un istante di “divertimento”".

Un istante che ha spento una vita. Un istante che pesa come una condanna, "STOP AI BOTTI!" non è solo uno slogan, ma una richiesta urgente. Per Nero, che non c’è più. Per i cani che restano. Per tutti gli animali che ogni anno pagano con la paura, la fuga o la morte l’egoismo umano.

Raccontare questa storia significa assumersi una responsabilità: non voltarsi dall’altra parte. Perché il silenzio, davanti a tragedie come questa, è parte del problema. E Nero, oggi, merita almeno questo: che la sua morte non sia stata inutile.