"Voglio morire per essere il primo ragazzo di vita che va in Paradiso", aveva scritto nel 1992, tra le pagine di un libro che raccontava la sua insolita esistenza.

Ieri ha se n'è andato, Franco Citti, verso l'ignoto che lo accoglierà.

Non è mai stato un attore di primo piano, eppure quell'immagine intensa di uno sguardo che pigramente attraversava quasi tutti i film di Pier Paolo Pasolini resta scolpita nelle immagini che restituiscono un atmosfera.

I volti come il suo ritagliano quei tempi che non abbiamo vissuto se non nei racconti che ci appartengono, e attraversano realtà che non sono più abitate da quel disincanto lento misto di povertà e odori polverizzati, borgate senza vicoli e larghe strade, periferie popolate e lontane dal cuore del mondo ma così ricche di cuore.

È stato 'Accattone' e interprete caratterizzante della trilogia pasoliniana .

La sua maschera scavata dalla vita e dal tempo è un ritratto che rimane impresso.

Con Carmelo Bene ha recitato in teatro e mi ritorna in mente quel ruolo ruvido che lo fissa accanto ad Anna Magnani in 'Mamma Roma'.

Franco Citti si è spento dopo aver compiuto 80 anni, ma un 'ragazzo di vita' lo è rimasto per sempre, oltre le luci di un cinema in bianco e nero che lo hanno proiettato e mai inghiottito.