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L'elezione di un Papa africano non sarebbe inedita nella storia della Chiesa, già tre volte, infatti, il continente ha espresso un pontefice. Erano i primi secoli dopo la nascita di Cristo quando sedettero sulla cattedra di Pietro Vittore I (189-199), Milziade (311-314) e Gelasio I (492-496). Da allora, per secoli, mai nessun africano è tornato a essere vescovo di Roma e quella di un papa di colore è rimasta una suggestione.
A ridosso dei conclavi degli ultimi decenni, invece, l'idea di un Papa africano è riemersa, quasi simbolica, nelle previsioni giornalistiche e nelle riflessioni sulle moderne sfide della Chiesa nel mondo. Una concretezza nuova, sostenuta da un cambiamento profondo nella geografia spirituale del cattolicesimo.
UNA CHIESA GIOVANE, VIVA E FORTE
Se un tempo, infatti, il cuore della religione più praticata al mondo batteva soprattutto in Europa, ora è nelle periferie del mondo (Africa e Asia in primis) che la fede cresce con maggiore intensità, entusiasmo e radicamento. Nel continente africano, in particolare, il cattolicesimo è la forza vitale di comunità cristiane giovani e vibranti, spesso nate e cresciute in condizioni di povertà, instabilità e sfide quotidiane.
In questo contesto, la spiritualità si manifesta come esperienza concreta e dinamica e la Chiesa africana ha saputo costruire un modello di fede aderente alla semplicità evangelica, capace di unire la liturgia alla solidarietà sociale, il culto alla lotta per la dignità umana. Il prossimo conclave, chiamato a scegliere il successore di Papa Francesco, non potrà ignorare questo cambiamento epocale. Ma chi sarebbero i cardinali africani papabili per il dopo Bergoglio?
FRIDOLIN AMBONGO BESUNGU
Arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), 65 anni, è l'unico cardinale africano nel Consiglio di Cardinali istituito da Papa Francesco nel 2013, Ambongo è noto per il suo impegno contro la corruzione, l'ingiustizia sociale e l'influenza straniera in Africa. Sebbene conservatore su temi come il celibato sacerdotale e le unioni omosessuali, è considerato un riformista moderato e una figura di mediazione tra diverse correnti ecclesiali.
ROBERT SARAH
Ex prefetto della Congregazione per il Culto Divino, Sarah, 79enne originario della Guinea, rappresenta l'ala più conservatrice della Chiesa. Critico delle riforme di Papa Francesco, si oppone fermamente alle benedizioni delle coppie omosessuali e alla "colonizzazione culturale" dell'Occidente. La sua età potrebbe rappresentare un ostacolo alla sua elezione, ma il suo carisma avrà un peso specifico importante durante il Conclave.
PETER TURKSON
Considerato un moderato progressista, Turkson ha 76 anni e viene dal Ghana. Cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze e delle scienze sociali, ha guidato il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale ed è noto per il suo impegno su temi ambientali e diritti umani. La sua elezione potrebbe rappresentare un ponte tra le esigenze del Sud globale e le riforme avviate da Francesco.
PROTASE RUGAMBWA
Arcivescovo Metropolita di Tabora, in Tanzania, 65 anni, non è fra i favoriti all'elezione papale ma rimane una figura di spicco della Chiesa africana, con una profonda esperienza sia pastorale che curiale. Attualmente, è membro dei Dicasteri per l'Evangelizzazione e per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
STEPHEN AMEYU MARTIN MULLA
Arcivescovo di Giuba (capitale del Sud Sudan) 61 anni, è una figura emergente nella Chiesa africana, rappresentando una nuova generazione di leadership ecclesiastica. Noto per il suo impegno nella promozione del dialogo interreligioso e della riconciliazione in un paese segnato da conflitti etnici e politici. Ha invitato alla moderazione e alla compassione in risposta a violenze settarie, promuovendo un messaggio di unità e solidarietà.