A ben guardare le regole dello sport e raffrontando quest'ultimo con il mondo della politica il divario è veramente ampio. Entrate in gamba tesa? Per la politica, permesse. Calciatori in fuori gioco? Li chiamano trombati ripescati, ma comunque permesso.

Ma sopratutto: rispetto dell'avversario? Manco a parlarne. Forse per questo tutti i personaggi dello sport che hanno provato a fare politica sono scappati a gambe levate. Mah! Questione di stile. Cosi Grillo pensa alle prostitute e dicendo sempre di no non ha avuto problemi ad adeguarsi a quel mondo cosi  arrogante, falso, irrispettoso di qualsiasi nobile regola di “fair play”. Da un'altra parte del campo Grasso parteggia per il grasso che cola dallo status quo, mentre la Boschi dal canto suo vorrebbe far incavolare il Berlusca da poco rabbonito dal “rammendatore”.

Già soprannominato il rottamatore, Matteo Renzi, ha già da tempo iniziato a ricucire quelle crepe nei rapporti sempre molto difficili tra i militanti di casa sua, dotati di paraocchi da asino, e il cavaliere. Oltre rottamare infatti, è l'unico che è stato in grado di unire il suo stesso partito e convogliare a se le varie forze politiche, Berlusconi compreso. Potendo solo in tal modo aspirare alle agognate e sospirate riforme costituzionali, Matteo sa bene che quando si voglia modificare la nostra “legge fondamentale”, qualsiasi sia il motivo che ci spinge, si deve necessariamente passare per una doppia approvazione sia della Camera che del Senato. Cosi come abbiamo detto per l'eliminazione delle province, anche per il Senato la solfa non cambia: o si è tutti d'accordo o non se ne fa nulla!!  Cosi se Grasso perlomeno è diretto nell'esprimere la volontà di non voler toccare un Senato doppione della Camera, il ministro delle riforme agisce di fino provocando zio Silvio Bla Bla. 

Per carità, potrebbe essere tutto vero, ma la stupidità e l'ignoranza sarebbero davvero troppe anche per questa bella “ministra”, la quale non può ignorare che riforme come quella del Senato viaggiano sul filo del rasoio e che se davvero le si vuol fare non c'è posto per l'arroganza alla: “qua comando io”. Cosi al povero rammendatore non resterà altro che tornare ad Arcore per chiedere venia di cotanta stupidità ed ingenuità infantile: “so ragazzi” direbbe Proietti.  Cosi è per tanti altri giovanotti (si fa per dire) che sbraitano nell'arena politica giusto per dare aria ai denti senza donare al paese nessuna idea o concreta innovazione. A proposito di “fair play”, mercoledì sera al programma della Gruber “Otto e mezzo” la povera Debora Serracchiani provava a spiegare al pubblico i difetti del nostro bicameralismo perfetto, se non fosse che un altro ospite seduto accanto non glielo ha concesso. 

Avrebbe voluto dire, forse, che in Europa, Romania a parte, non esiste in nessun altro paese, mentre anche i modelli federali come USA e India detengono un Senato (in India Raija Sabha) che è una camera rappresentativa degli stati membri. Cosi come in Germania il Bundesrat, composto da membri nominati dai Lander tedeschi, non partecipa al voto di fiducia al Cancelliere. La stessa Polonia ha una costituzione definita dagli studiosi di “quarta ondata”. Significa in poche parole che è recente (1997) e che per questo motivo è innovativa oltre che arricchita delle esperienze altrui. In questo paese europeo il Senato ha solo un potere di veto sulle leggi approvate dalla Dieta che può essere facilmente superato da una votazione a larga maggioranza da quest'ultima camera eletta dal popolo.

Lo stesso sistema del veto lo troviamo in Francia, Inghilterra (delaying power), Germania (zustimmung), Spagna e cosi via. Solo in Italia quindi incorriamo nella cosiddetta “navette” che vuole il medesimo testo sempre approvato in egual modo da entrambe le camere. Niente commissioni paritetiche o nessuno spostamento di potere verso il governo che permetterebbe una maggiore stabilità oltreché politica anche e sopratutto economica. La povera Debora avrebbe voluto dire inoltre che  il sistema della sfiducia costruttiva alla tedesca è utilizzato anche da Spagna e Polonia. Un