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Un’altra volta, la Sardegna è sola con se stessa. Inarrivabile e sola con se stessa. La luce della sera, già cupa, va a spegnersi per lasciare spazio a una notte che per tanti non sarà di riposo.
È stata una giornata di allarmi e sirene in corsa, di mani sporche, facce nere, di lacrime e sudore. E’ stata una giornata di figli innamorati di una madre tradita, un’altra volta, da altri “figli”.
Una giornata di paure e di case evacuate come nei film. Il crepitio delle fiamme ha scoppiettato sinistro e vigliacco tra i cisti e il lentisco sostituendo il cinguettio degli uccelli, i rumori della campagna e l’abbaiare dei cani.
Così, un’altra volta, mentre il suo popolo assiste ansimante al triste spettacolo della barbarie umana, mentre i suoi bambini respirano fumi carichi di cenere, la Sardegna è abbandonata ai venti del destino. Mentre le sue terre si seccano sotto le fiamme, è distante.
Distante dal mondo, dalle città, dall’estate dei vacanzieri che passeggiano in costa a pochi passi dall’inferno. Soltanto il mare, partecipe e impotente, sembra ricordarsi di lei. E la accarezza, mentre il fuoco la distrugge.