"Ho scritto questo libro per fare pace con il passato. E’ un libro sul perdono che racconta la mia storia>>, sono le parole che aprono l’incontro al Teatro Massimo di Cagliari, pronunciate da Cristiano De Andrè, in Sardegna per presentare “La versione di C.”, il libro autobiografico  scritto con il contributo di Giuseppe Cristaldi. Evento organizzato da Liberos per il Festival letterario diffuso “Entula”.

"Sono stato un padre assente come il mio lo è stato per me. Per 21 anni è stato alcolista e non assomigliava affatto all’artista che tutti conoscono. Nessun artista coincide con la persona. L’artista, in qualche modo, è ciò che la persona desidera essere e quindi costruisce".

La figura di Fabrizio De Andrè ricorre a riaffiora costantemente nei ricordi fissati nelle pagine del libro: "I padri sbagliano nei confronti dei figli e io spero che anche i miei figli abbiano con me lo stesso atteggiamento che io ho avuto con mio padre, superando quel che c’è stato di sbagliato e che soprattutto da piccolo mi ha creato problemi. I genitori commettono errori: mio nonno con mio padre, mio padre con me, io con i miei figli". Cristiano e Fabrizio, un rapporto difficile e distante, “addolcito” negli ultimi anni di vita segnati anche dalla collaborazione tra i due musicisti che sullo stesso palco hanno condiviso emozioni e sprazzi di orgoglio da sempre sepolti.

"Mio padre mi chiamava C.,  era meticolosissimo sul lavoro, spietato con se stesso, scavava dentro di se fino ad annullarsi".  

Il libro racconta lo speciale rapporto della famiglia De Andrè con la Sardegna: l’arrivo nel 1967 quando Cristiano aveva solo 5 anni, la casa e le estati trascorse a Portobello di Gallura, l’esperienza drammatica del rapimento di Fabrizio e Dori Ghezzi, le stelle che continuano ancora oggi a rivelare “il passato”: «In Gallura sembra quasi che il cielo decida di abbassarsi. Come per fare un favore agli uomini. La volta stellata è lì a un palmo, pare uno scolapasta rovesciato. Puoi contare tutte le stelle, puoi dare un appuntamento a ciascuna. Quando la mia famiglia era ancora unita, dopo cena ci stendevamo sulle sdraio in bambù e mi veniva insegnato a leggere la notte e il passato».

Un libro che racconta soprattutto dei trascorsi di Cristiano con l’alcol e l’eroina, del difficile rapporto con le donne, delle volte che è caduto e di tutte le altre in cui è risalito.

"Mio padre scriveva sempre di notte e in una di quelle venne a svegliare mia madre che dormiva con me in una stanza vicina. Aveva composto una canzone per lei e voleva fargliela ascoltare subito. Mi misi a spiare da dietro la porta: lui le cantò “Verranno a chiederti del nostro amore” e lei pianse. Quel ricordo per tanti anni è stato solo mio fino a quando l’ho voluto raccontare".

Oggi Cristiano De Andrè presenterà il suo libro ad Arzana, domani a Sassari e sabato 26 novembre in piazza Fabrizio De Andrè a Tempio Pausania.