Abbiamo incontrato il popolare attore alla fine dello spettacolo -peraltro molto bello- “Mi ritorni in mente”, in cui racconta l’esaltante stagione degli anni Sessanta. Tra un brano di Gianni Morandi e uno di Rita Pavone, tra Gigliola Cinquetti e I Nomadi, ha anche omaggiato il nostro Cannonau. Sostenendo -sue testuali parole- che “è un vino che fa resuscitare i morti”.

 

Hai frequentato spesso la nostra isola. Quando hai saputo dell’alluvione che cosa hai provato?

«Molto dolore. Guarda io ho un amico carissimo che è andato a vivere in Sardegna, tra l’altro proprio a Olbia, quindi l’ho chiamato subito per sincerarmi che stesse bene. Conosco bene l’isola e soprattutto conosco bene la tenacia dei sardi. Io credo che il loro modo di vivere, di affrontare le avversità come le cose belle sia unico. Sono certo che hanno capito che non si può andare avanti con la troppa disinvoltura nei permessi di costruzione. Chi, con leggerezza, si è reso responsabile dei morti durante le alluvioni, ha fatto una cosa orribile. Spero almeno che la lezione ora venga intesa anche dal resto dell’Italia. Da parte mia l’augurio, veramente sincero, che questo avvenimento tragico avvenuto nell’isola sia solo un brutto ricordo del passato, e si ritorni al più presto alla vita normale. Ma so che i sardi ci riescono, perché li conosco bene e sono i più tenaci di tutti. Gli italiani in generale sono caparbi, lo sono meno quelli che comandano. Da anni cercano di piegarci, vogliono farci credere ad esempio che il teatro non serve –mentre negli altri paesi europei  il rispetto verso lo spettacolo è assoluto. Tra l’altro, quando succede qualche disastro –come ad esempio gli effetti  del ciclone Cleopatra- sono proprio gli artisti a muoversi per primi, Comunque, la risposta migliore all’ignoranza di chi ci comanda è  il pienone che abbiamo fatto stasera».