Roma, 20 mag. (Adnkronos Salute) - Rendere il domicilio un luogo di cura richiede una serie di requisiti strutturali, organizzativi e di processo. Per esempio “la ventiloterapia, che è prescritta per pazienti con insufficienza respiratoria cronica può essere erogata a pazienti che usano l’apparecchiatura solo di notte, ma anche quelli con malattie neurodegenerative, come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) che ne hanno bisogno in modo continuo. La gestione tecnica della ventilazione di un paziente con Sla, costa 150mila l’anno, nel caso di con Bpco”, cioè la broncopneumopatia cronica ostruttiva, “ il valore cala, ma per la numerosità dei pazienti i costi sono comunque elevati. Non si tratta solo di acquistare un’apparecchiatura, ma anche fornire la formazione e l’assistenza tecnica a domicilio”. Lo ha detto Marco Spissu, ingegnere clinico Ares Sardegna, Selargius, Cagliari, nella sua relazione all’interno del congresso dell’Associazione ingegneria clinica (Aiic), a Roma.

Spesso, “riscontriamo un utilizzo errato delle apparecchiature anche per un fattore umano - osserva Spissu - In ospedale ci sono professionisti formati e specializzati. In casa non è così, quindi serve l’empowerment del paziente e la formazione del caregiver o familiare, nel saper gestire la macchina. Ci sono una serie di aspetti che complicano la vita di queste persone. Si tratta quindi di realizzare delle linee guida - conclude - che tengano conto di queste complessità e considerino, non solo l’idoneità, ma anche sistemi per il monitoraggio e la verifica del corretto utilizzo delle apparecchiature e aderenza alla terapia”.