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Dunque, per la legge italiana Silvio Berlusconi è, per due anni, interdetto dai pubblici uffici. Lo ha deciso la Suprema Corte di Cassazione nella tarda serata di ieri, confermando la sentenza dell’ appello bis del tribunale di Milano. Sarà possibile un “ripescaggio”? Il cavaliere - ormai ex visto che si è autosospeso dal titolo subito dopo la decisione della stessa corte - ci conta e spera nell’esito favorevole dei ricorsi presentati alle istituzioni comunitarie per potersi candidare alle Europee del prossimo 25 maggio. Insomma, non considera ancora tutto perduto.
Sgomento, naturalmente, per la sentenza della Suprema Corte tra le file di Forza Italia, dove, ovviamente, non l’hanno presa bene. “L’interdizione di Silvio Berlusconi costituisce un fatto inconcepibile, abnorme e ingiusto", sostengono in coro i fedelissimi dell'ex presidente del Consiglio, perché viene tolta l’agilità politica a un leader di un partito votato da circa nove milioni di italiani. In sostanza, affermano che la stessa interdizione rappresenta un torto fatto agli elettori e di conseguenza alla democrazia.
Sarà, però questo è un concetto che se vuole essere passato come alibi, offre il fianco, proprio in linea di principio, a molti dubbi. Sdoganare un politico, con tutti i tentativi possibili (vedasi a es. il provvedimento di grazia), da una sentenza che gli restringe la libertà in quanto destinatario di un suffragio, fosse anche universale, è dura. Semplicemente perché non c’è una legge che prevede tale fattispecie, né mai, in uno Stato democratico, potrebbe esistere.
Corre in queste ore la voce secondo cui è giunto il momento, a partire dalle prossime Europee, della figlia del leader di Forza Italia, Barbara, di fatto nominandola successore al “trono”. E’ nella logica delle cose, il nome è importante. Soprattutto quando si tratta di un partito verticistico e personale quale è Forza Italia. Certo, i rischi sarebbero comunque tanti, ma probabilmente di meno rispetto ad altre scelte.