Milano, 26 mag. (Adnkronos Salute) - Qualcosa sta cambiando nel mondo delle malattie infettive degli animali: stanno "colpendo nuove aree e specie". Il che rischia di avere un impatto sulla sicurezza alimentare, sul commercio, sugli ecosistemi. E' l'alert lanciato nel primo report che fa il punto sullo stato della salute animale nel mondo. A diffonderlo è la Woah (Organizzazione mondiale per la salute animale). Secondo il documento, quasi la metà di queste malattie animali che stanno migrando verso aree precedentemente non colpite ha un potenziale zoonotico, cioè è potenzialmente in grado di fare il salto nell'uomo. C'è poi l'influenza aviaria, che nell'ultimo anno in particolare è stata osservata speciale: dal rapporto emerge che i focolai nei mammiferi "sono più che raddoppiati" nel 2024 rispetto al 2023, aumentando il rischio di un'ulteriore diffusione e trasmissione umana
La nuova valutazione annuale della Woah fornisce la prima revisione completa delle tendenze, dei rischi e delle sfide relativi alle malattie animali, facendo un quadro che spazia anche dall'adozione e disponibilità di vaccini all'uso di antibiotici negli animali. E' stata pubblicata in occasione della 92esima Sessione generale della Woah e del Forum sulla salute animale. Tra i risultati delle analisi contenute nel documento c'è appunto il dato sull'aviaria. Nel dettaglio, il numero segnalato di focolai nei mammiferi è salito nel 2024 a quota 1.022 in 55 Paesi diversi, rispetto ai 459 focolai del 2023. Sebbene il rischio di infezione umana rimanga basso, sottolineano gli autori, "maggiore è il numero di specie di mammiferi come bovini, gatti o cani infettati, maggiore è la possibilità che il virus si adatti alla trasmissione da mammifero a mammifero, e potenzialmente all'uomo".
La diffusione, la prevalenza e l'impatto delle malattie infettive animali "stanno cambiando - osserva Emmanuelle Soubeyran, direttrice generale della Woah - portando con sé nuove sfide per l'agricoltura e la sicurezza alimentare, la salute e lo sviluppo umano e gli ecosistemi naturali". L'influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai), che ha causato l'abbattimento o la perdita di oltre 630 milioni di volatili negli ultimi 2 decenni, è stata una delle numerose malattie animali che hanno colpito nuove aree lo scorso anno. La peste dei piccoli ruminanti (Ppr), che tradizionalmente ha colpito pecore e capre nei Paesi in via di sviluppo, è riemersa in Europa, mentre la peste suina africana (Psa) ha raggiunto lo Sri Lanka, percorrendo oltre 1.800 km dai focolai più vicini, secondo quanto rilevato dal rapporto. Il 47% delle malattie elencate dalla Woah e notificate alla Woah tra il 2005 e il 2023 sono state considerate una minaccia per la salute umana con potenziale zoonotico, di infezione da animale a uomo.
Il rapporto passa in rassegna i motori di questi cambiamenti, cita il cambiamento climatico e l'aumento degli scambi commerciali tra i fattori che influenzano la diffusione e la prevalenza delle malattie animali. Molte sono prevenibili attraverso una combinazione di vaccinazione, migliori misure igieniche e di biosicurezza, ma il report osserva che l'accesso ai vaccini animali rimane disomogeneo in tutto il mondo. Eppure "rimane uno degli strumenti di prevenzione delle malattie più potenti disponibili, salvando innumerevoli vite, prevenendo perdite economiche e riducendo la necessità di trattamenti antimicrobici", aggiunge Soubeyran. "Per limitare la diffusione di malattie altamente dannose come l'influenza aviaria, l'afta epizootica e la Ppr, la comunità globale deve rafforzare la cooperazione internazionale e garantire un accesso equo a vaccini sicuri ed efficaci, insieme ad altre misure di controllo".
Dal 2006, la Woah ha supportato l'accesso ai vaccini animali attraverso le sue banche di vaccini e attualmente ne gestisce due, una per la rabbia e una per la Ppr. A maggio 2025 la Banca dei vaccini contro la rabbia aveva distribuito quasi 30 milioni di vaccini per cani a Paesi in Africa e Asia. "Tuttavia, i progressi verso l'eradicazione della rabbia si sono arrestati negli ultimi anni, con la percentuale di Paesi che hanno segnalato l'attuazione di misure di controllo scesa dall'85% al ​​62%".
Il rapporto ha anche sottolineato l'importanza della prevenzione delle malattie per ridurre la necessità di trattamenti antibiotici e limitare lo sviluppo di malattie resistenti. "Entro il 2050 - si legge in una nota della Woah - si prevede che la resistenza antimicrobica causerà perdite di bestiame che metteranno a repentaglio la sicurezza alimentare di 2 miliardi di persone e si tradurranno in una perdita economica di 100 trilioni di dollari se non si interviene con urgenza". Gli ultimi dati indicano che l'uso di antimicrobici, inclusi gli antibiotici, negli animali è diminuito del 5% tra il 2020 e il 2022, con l'Europa che ha registrato il calo maggiore del 23, seguita dall'Africa con il 20%. Ma un Paese su 5 continua a utilizzarli come promotori della crescita, un'azione scoraggiata dalla Woah.
"L'uso indiscriminato di antimicrobici contribuisce alla resistenza antimicrobica, che rappresenta una grave minaccia per la salute sia animale che umana", avverte Javier Yugueros-Marcos, responsabile del Dipartimento di resistenza antimicrobica e prodotti veterinari alla Woah. "Ulteriori riduzioni possono essere ottenute dando priorità alle misure preventive contro le malattie animali, di cui la vaccinazione è una componente essenziale". Per esempio, fra le storie di successo sulla vaccinazione citate nel rapporto c'è il caso della Francia che a ottobre 2023 è diventata il primo Paese Ue a implementare una campagna di vaccinazione nazionale contro l'influenza aviaria nelle anatre, animali che svolgono un ruolo chiave nella diffusione della malattia. Secondo il report, questa campagna ha contribuito a ridurre il numero di focolai da 700 previsti a soli 10.
La Woah chiede investimenti per rafforzare i Servizi veterinari nazionali, un maggiore coordinamento globale e regionale e sistemi di sorveglianza migliorati. Questo include anche lo sviluppo e l'implementazione di strumenti diagnostici avanzati per distinguere tra animali vaccinati e infetti, consentendo un monitoraggio accurato delle malattie e la trasparenza commerciale.