Salute

Studio su traumi e disturbi psichici soldati italiani nella Grande guerra

Studio su traumi e disturbi psichici soldati italiani nella Grande guerra

Di: Redazione Sardegna Live


Pisa, 28 ago. (Adnkronos Salute)() - Uomini che gettano l'uniforme e cominciano a correre nudi, altri che iniziano a parlare come bambini, che piangono e si lamentano, altri ancora che sono percorsi da tremiti in un totale mutismo, o che delirano con la paura del diavolo e di essere posseduti da demoni. Le ferite della guerra, di tutte le guerre, sono anche queste. Un nuovo studio condotto da Vinzia Fiorino, storica dell'Università di Pisa, pubblicato sulla rivista "Modern Italy" della Cambridge University Press ritorna sul tema dei traumi e dei disturbi psichici dei soldati italiani (ma il fenomeno è comune a tutti i Paesi coinvolti) dopo la Prima Guerra Mondiale.

Si parte dai numeri, che sono enormi: solo in Italia i militari che accusano disturbi mentali sono circa 40mila, secondo alcune stime anche di più. Una emergenza che porta nel gennaio del 1918, dopo la sconfitta di Caporetto del 1917, all'istituzione di un Centro di Prima Raccolta a Reggio Emilia per cercare di gestire (e limitare) il flusso di soldati che arrivano dal fronte per essere poi smistati nei vari ospedali psichiatrici di tutto il Paese. "Inizialmente la guerra non è considerata dai medici come la causa dei vari disturbi ma piuttosto si pensa a fattori congeniti come predisposizione ed ereditarietà, se non a vera e propria finzione - spiega Vinzia Fiorino - per questo la vita negli ospedali psichiatrici e nei centri di raccolta è resa durissima, peggio che al fronte, e ad esempio i malati vengono sottoposti ad scariche elettriche o applicazione di elettricità anche nelle parti intime, un orrore che si aggiunge all’orrore".

A partire dalla vasta storiografia esistente, il saggio di Fiorino parte dallo studio delle cartelle cliniche dei ricoverati in vari ospedali psichiatrici fra cui Roma, Volterra e Trieste e mette in evidenza alcuni disturbi e comportamenti sinora poco studiati fra cui appunto la regressione all’infanzia, lo spogliarsi e correre (a volte dopo aver defecato sulla divisa dismessa), accanto a particolari declinazioni della sindrome isterica considerata sino ad allora un problema prevalentemente femminile. Fiorino interpreta questi comportamenti alla luce di grandi mutamenti culturali in atto: la retorica dell’eroe di guerra da un lato e la massificazione dell’uomo soldato inserito in grandi corpi collettivi quali sono i primi eserciti di leva dall’altro.

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