In Sardegna

Gavoi. Scarpette rosse per dire no al femminicidio

C'erano anche le scarpe rosse di Dina Dore, nella rotonda di Sa Serra a Gavoi, per dire no al femminicidio in questo 8 marzo. Le scarpe, rosse come il sangue che ha versato Dina il 26 marzo 2008, quando è stata ammazzata davanti agli occhi impauriti della figlioletta di otto mesi, si presume per mano di un killer mandato dal marito, il dentista Francesco Rocca, a processo in corte d'Assise a Nuoro.

Gavoi. Scarpette rosse per dire no al femminicidio

Di: Redazione Sardegna Live


C'erano anche le scarpe rosse di Dina Dore, nella rotonda di Sa Serra a Gavoi, per dire no al femminicidio in questo 8 marzo. Le scarpe, rosse come il sangue che ha versato Dina il 26 marzo 2008, quando è stata ammazzata davanti agli occhi impauriti della figlioletta di otto mesi, si presume per mano di un killer mandato dal marito, il dentista Francesco Rocca, a processo in corte d'Assise a Nuoro.

Le scarpette rosse per ripetere e condividere il gesto di Elina Chauvet, artista messicana fautrice di un'installazione a Ciudad Juarez, città del nord Messico dove da decenni vengono rapite, stuprate e assassinate centinaia di donne. Sono state le donne di Gavoi, un paese di tremila anime a cavallo tra la Barbagia e il Mandrolisai a promuovere la manifestazione "Un futuro senza violenza" per il secondo anno consecutivo, riunendosi in un comitato spontaneo con la manifestazione "Scarpette rosse" che ha preso via l'8 marzo del 2013 pochi giorni dopo l'arresto di Rocca.

Un momento che ha squarciato un silenzio che durava da quattro lunghissimi anni: "Silenzio, dolore, ma non rimozione - dice la signora Anna Rita arrivata con le amiche alla manifestazione -. In questo paese siamo stati e siamo dalla parte di Dina. Ora vogliamo la verità: chi ha ucciso Dina deve pagare". Centinaia di scarpette rosse erano arrivate l'anno scorso per Dina, tutte riallestite stamattina nella rotonda di "Sa Serra" un punto cruciale del paese, dove si è obbligati a passare da qualunque parte si provenga.

Dina Dore come simbolo in Barbagia e nella Sardegna intera di un sacrificio estremo, dopo il quale nessuno può più voltarsi dall'altra parte. "Gavoi in questo momento è come una donna che ha subito violenza - spiega Anna Piras del comitato spontaneo di donne promotrici dell'iniziativa - è come un piatto che si è rotto e si sta cercando di rimettere a nuovo: il piatto non sarà mai come prima, ma è lì presente perché quella rottura non sia vana".

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