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“Potevamo salvare il piccolo Enrico ma l'autista dell'Anas è scappato"

«Li potevo salvare, ci ero quasi riuscito ma nessuno mi ha aiutato. Anzi, chi poteva fare qualcosa si è rifiutato. Sembra difficile da credere ma è successo davvero in quel momento d'inferno. C'era un operaio dell'Anas, rinchiuso dentro una macchina, quando Francesco Mazzoccu e il suo figlio Enrico erano appesi a un palo, sull'orlo del canale che ha invaso via Canaglia e che diventava più grande e più aggressivo. Lui, Francesco, urlava come un disperato e chiedeva aiuto.

“Potevamo salvare il piccolo Enrico ma l'autista dell'Anas è scappato

Di: Redazione Sardegna Live


«Li potevo salvare, ci ero quasi riuscito ma nessuno mi ha aiutato. Anzi, chi poteva fare qualcosa si è rifiutato. Sembra difficile da credere ma è successo davvero in quel momento d’inferno. C’era un operaio dell’Anas, rinchiuso dentro una macchina, quando Francesco Mazzoccu e il suo figlio Enrico erano appesi a un palo, sull’orlo del canale che ha invaso via Canaglia e che diventava più grande e più aggressivo. Lui, Francesco, urlava come un disperato e chiedeva aiuto. Io ci ho provato in ogni modo ma da solo non sono stato in grado di strapparlo alla furia della corrente. Se quell’operaio fosse sceso dalla macchina il bilancio di questa tragedia sarebbe stato meno drammatico. Non può passarla liscia, spero che i carabinieri lo trovino al più presto».  

E proprio per questo, ieri pomeriggio, Piero Mariano ha presentato una denuncia ai militari del reparto territoriale di Olbia. Con lui, che è titolare di un’officina meccanica in città, c’era anche una donna che a quella scena da brivido ha assistito dall’inizio alla fine. «Nella zona di Putzolu, lunedì sera, io non sono capitato per caso: sono corso per aiutare un’amica che era in difficoltà insieme al figlio di undici mesi – racconta Piero Mariano –.

L’ho portata al sicuro ma mentre tentavamo di andar via ho sentito qualcuno che urlava. Ho rallentato e visto un ragazzo agganciato a un palo. All’inizio non l’avevo riconosciuto, poco dopo ho capito che si trattava di Francesco Mazzoccu, lo conoscevo bene. In un attimo sono sceso e ho cercato di dargli una mano. Da solo però non potevo far nulla. E allora sono andato in giro a cercare rinforzi. Poco distante ho incontrato un anziano e gli ho chiesto di venire con me: in quel momento ho scoperto che era il padre di Francesco.

Ci siamo avvicinati di nuovo al ponte ma raggiungere Francesco e il suo bambino era impossibile. Il livello dell’acqua cresceva continuamente. Era sempre più critica la situazione, ma c’era il tempo per fare qualcosa di utile. Senza perdere secondi preziosi ho fatto un giro per cercare qualcun altro. Ho trovato l’auto dell’Anas e all’operaio che era seduto al posto di guida ho chiesto subito di scendere. Rispondeva di andar via, che non si poteva far nulla e che non sarebbe sceso. Mi ha persino minacciato».  

Piero Mariano non si è arreso. Si è avvicinato di nuovo al ponte quasi sommerso e con una corda ha cercato di tirare a sé il bambino e il suo papà che oramai avevano l’acqua alla gola. «Niente, era impossibile, perché la corrente stava portando via anche me. Pensavo al bambino e ripetevo a me stesso che non dovevo arrendermi. Sono tornato dall’operaio dell’Anas, ma non c’è stato niente da fare per convincerlo. Mi ha detto che mi avrebbe spaccato la faccia».  

Dopo interminabili momenti di angoscia, Piero Mariano ha incontrato qualcuno pronto a intervenire. «Ho trovato un ragazzo e insieme abbiamo fatto arrivare un trattore. Ma era troppo tardi». 

 

Nella foto: Francesco Mazzoccu, 35 anni, con in braccio il figlio

Leggi l'articolo su La Stampa: http://www.lastampa.it/2013/11/21/italia/cronache/potevamo-salvare-il-piccolo-enrico-ma-lautista-dellanas-scappato-hhXqpPkU55HxZ8kQAyuZ8I/pagina.html

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