In Sardegna

Uta. Mauro Pili (Unidos): "Medici reclusi in cella. Dopo la parata mediatica, porte bloccate, carcere in tilt"

L'apertura del carcere di Uta è stata solo una parata mediatica che aveva solo il fine di qualche premio di produzione per qualche dirigente del Dap. La realtà è tutta un'altra. Nel carcere costato 95 milioni è il caos totale. A scendere sul piede di guerra ora sono i medici praticamente reclusi nelle celle. Con una situazione paradossale gli operatori sanitari si sono ritrovati nella condizione di detenuti. Per entrare e uscire devono chiedere l'ausilio di personale penitenziario che gli apra la porta.

Uta. Mauro Pili (Unidos):

Di: Redazione Sardegna Live


"Medici sul piede di guerra, nessun collegamento telefonico a rischio anche le emergenze. Nessun metal detector per le borse dei civili. Operai entrano ed escono come in un cantiere".

Il parlamentare sardo Mauro Pili (Unidos) lancia l'allarme sulla situazione che si è creata nel nuovo carcere di Uta.

“L’apertura del carcere di Uta è stata solo una parata mediatica che aveva solo il fine di qualche premio di produzione per qualche dirigente del Dap. La realtà è tutta un’altra. Nel carcere costato 95 milioni è il caos totale. A scendere sul piede di guerra ora sono i medici praticamente reclusi nelle celle. Con una situazione paradossale gli operatori sanitari si sono ritrovati nella condizione di detenuti. Per entrare e uscire devono chiedere l’ausilio di personale penitenziario che gli apra la porta. Reclusi nel posto di lavoro. Il report che hanno stilato è riservato ma nelle prossime ore potrebbe essere reso pubblico. La denuncia dei medici è circostanziata: tutte le camere, comprese quelle dei medici hanno le porte blindate con chiusure di sicurezza (come quelle dei reclusi), quindi non possono essere aperte o chiuse senza l'intervento dell'agente in servizio. Le stanze individuate, una per i due medici e una per gli infermieri, non hanno bagno nemmeno nelle vicinanze. Nell'area sanitaria non ci sono linee telefoniche della ASL, e siccome non viene permesso l'uso di computer, telefonini, tablet etc. I medici sono completamente isolati per 12 ore. La mancanza di telefoni o cercapersone fa sì che in caso d'urgenza il personale sanitario o penitenziario debba chiamare a caso nei vari piani, infermerie, bracci etc. prima di trovare il medico col rischio anche di venir accusati di omissione di soccorso. Al personale sanitario viene richiesto di portare i propri effetti personali in buste o borse trasparenti. Tali restrizioni vengono giustificate con fantomatici motivi di sicurezza, argomento usato per mettere a tacere qualsiasi protesta o legittima pretesa. Nel report dei medici è scritto anche che il trasferimento ad Uta è stato un evento mediatico accuratamente organizzato dall'Amministrazione Penitenziaria, al quale, però, è corrisposto il caos totale del servizio Sanitario che non sarebbe stato in grado di gestire nemmeno un evento di criticità lieve. Le infermerie non erano attrezzate, non c'era neanche il lettino per le visite; i carrelli della terapia non erano stati preparati e lo hanno fatto gli infermieri durante il trasferimento. A tutt'oggi la situazione non è cambiata: il medico di turno ieri note – conclude il report dei medici - ha passato la notte su una sedia”.

Lo ha denunciato stamane il deputato sardo di Unidos Mauro Pili riportando in una interrogazione parlamentare il report riservato dei medici.

“ Il ministro della Giustizia ha parlato di un nuovo corso. Se questa è l’alba – ha concluso Pili – siamo già al tramonto”.

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