In Sardegna

Bando “lampo” da 70 milioni: lavori pubblici, veleni e ricorsi

Almeno venti Comuni (come Belvi, nella foto) non accettano l'esclusione dal bando e chiamano in causa l'assessore ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda per i criteri di assegnazione delle risorse: lui si chiama fuori e sottolinea che la valutazione è stata fatta dall'assessorato alla Programmazione di Paci.

Bando “lampo” da 70 milioni: lavori pubblici, veleni e ricorsi

Di: Redazione Sardegna Live


Lavori pubblici, veleni e ricorsi. Sul piatto preparato dalla Regione c'erano 70 milioni di euro di fondi europei destinati a progetti da mettere subito in cantiere nei comuni: qualche campanile, come Sennori, ha fatto incetta di finanziamenti, mentre interi territori sono rimasti a secco. Più di venti sindaci accusano, l'assessore Paolo Maninchedda risponde piccato, scarica eventuali responsabilità e contrattacca, mentre dal centro della Sardegna sono partiti incartamenti al Tar e c'è chi, come il primo cittadino di Arborea, vuole vedere gli atti prima di tirare in ballo i giudici. 

IL BANDO Il cuore dello scontro è il bando a sportello per la distribuzione dei finanziamenti per le opere pubbliche. Un'operazione decisa dalla giunta regionale a fine novembre, diventata operativa il 3 dicembre, con la pubblicazione dell'avviso per la presentazione dei progetti. Data di apertura della “gara”, l'indomani, il 4 dicembre. E vinceva il più veloce: le richieste sono state valutate in ordine di arrivo. Alla fine passano all'incasso 101 comuni. Ma il risultato non accontenta tutti. Anzi. 

I SINDACI Ai primi di febbraio si fanno sentire 24 sindaci, da Austis a Paulilatino, fino a Burgos e Nughedu Santa Vittoria. L'esito del bando, dicono in una lettera inviata all'assessore ai Lavori pubblici Maninchedda, «esclude interi territori, non tiene conto di priorità e talvolta di emergenze e avvantaggia singoli comuni, uno dei quali, Sennori, ad esempio, beneficia del 12 per cento delle risorse totali». Il sindaco del centro pigliatutto è Roberto Desini, consigliere regionale del Centro democratico, partito che in aula fa fronte comune con quello dei Sardi, guidato da Maninchedda. «Le modalità previste», dicono ancora i sindaci, «hanno generato un inaccettabile squilibrio tra i territori. La modalità a sportello, se non accompagnata da comunicazione appropriata, o peggio ancora se accompagnata da informazioni che filtrano in anticipo attraverso disparate corsie preferenziali, non mette i comuni nelle condizioni di partecipare al bando con pari opportunità». 

L'ASSESSORE Maninchedda risponde con una missiva del 26 febbraio. La giunta, dice, ha deliberato il 25 novembre. I sindaci, sostiene, hanno avuto nove giorni per «estrapolare tutte le informazioni necessarie per le prime valutazioni di merito». Chiama fuori il suo assessorato dalla valutazione dei progetti, che era in capo alla Programmazione del collega di giunta Raffaele Paci: «Val la pena precisare che questo assessorato non ha avuto sostanzialmente ruolo in tutta la fase valutativa, affidata al Centro regionale di programmazione». L'assessore avrebbe accettato («sono anzi auspicabili») critiche politiche, ma respinge attacchi diretti: «Chiedo di conoscere quali siano le “informazioni filtrate attraverso corsie preferenziali” per individuare responsabilità e con le più ampie riserve, nel caso in cui l'affermazione si riveli infondata, di procedere autonomamente per l'accertamento di eventuali responsabilità». Maninchedda aggiunge anche che il bando a sportello ha garantito tempi rapidi: c'era il rischio di perdere i fondi. 

RICORSI La polemica non si consuma solo con lettere al veleno. Ieri al Tar si è aperto il procedimento sul ricorso, con richiesta di sospensiva, presentato dall'avvocato Antonello Rossi per conto del sindaco di Belvì, Rinaldo Arangino, escluso dall'accesso ai fondi per un errore materiale: un banale scambio di cifre nell'indicazione della misura di finanziamento causato, si legge, dalla fretta dovuta allo scarso preavviso per formulare le richieste. Contestato è l'intero impianto della procedura. L'udienza è stata rinviata al 25 marzo. Altri sindaci stanno affilando le armi: l'elenco dei ricorrenti rischia di allungarsi. Ha inoltrato una richiesta di accesso agli atti in Regione il primo cittadino di Arborea, Piefrancesco Garau: «Dicono che il nostro progetto non era congruo. Noi diciamo di sì. Vediamo le carte, poi decidiamo». 

CRITICHE Duro il sindaco di Austis, Lucia Chessa: «Lo sportello è stato scelto per non perdere i

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