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Trentadue anni fa veniva ucciso dalla Mafia Ninni Cassarà

Trentadue anni fa, il 6 agosto 1985, sulle scale della sua abitazione in Via Croce Rossa (al civico 81) a Palermo, veniva brutalmente assassinato dai killer di Cosa Nostra, il Vice questore aggiunto della Polizia di Stato Antonino (Ninni) Cassarà.

Trentadue anni fa veniva ucciso dalla Mafia Ninni Cassarà

Di: Redazione Sardegna Live


Trentadue anni fa, il 6 agosto 1985, sulle scale della sua abitazione in Via Croce Rossa (al civico 81) a Palermo, veniva brutalmente assassinato dai killer di Cosa Nostra, il Vice questore aggiunto della Polizia di Stato Antonino (Ninni) Cassarà.

Aveva 38 anni, era sposato e padre di tre figli. Spirò tra le braccia della moglie Laura, che lo aveva raggiunto in lacrime dopo aver assistito alla sparatoria dal balcone assieme alla figlia.

Cassarà aveva collaborato strettamente con il giudice Giovanni Falcone, in seno al pool antimafia della Procura di Palermo, e le sue indagini contribuirono all'istruzione del celebre maxiprocesso che portò a 346 condanne, 114 assoluzioni, 19 ergastoli e a 2665 anni complessivi di reclusione. La storica sentenza riscosse apprezzamenti in tutto il mondo, in particolare nei paesi con le cui magistrature Falcone aveva collaborato, es: gli USA.  In Italia, invero, l’euforia non fu unanime.  All’inizio si fece perfino fatica a trovare un presidente per il processo (nessuno voleva rogne) e a qualche mese dall’inizio gli edili, dei cantieri degli imprenditori mafiosi, rimasti senza lavoro scesero per le strade di Palermo alzando cartelli con scritto «Viva la mafia, viva Ciancimino».  Con loro sfilarono sindacalisti e uomini politici.

Una parte del Paese, in sostanza, mostrò una desolante immaturità civile. Immaturità che perdura giacché uomini come Ninni Cassarà non sono ricordati con la stessa partecipazione con la quale alcune tra le più importanti istituzioni del paese, all’indomani della sua morte, commemorarono Giulio Andreotti, sette volte Presidente del Consiglio, ventisette volte Ministro e finalmente senatore a vita. Si rammenti il minuto di silenzio osservato dal Consiglio Regionale della Lombardia al quale non partecipò il consigliere Umberto Ambrosoli, figlio dell’avvocato Giorgio commissario liquidatore della Banca Privata Italiana fatto assassinare, nel 1979, da Michele Sindona.

Andreotti fu ricordato finanche un anno dopo la scomparsa, a Roma, con un convegno dal titolo “Il cammino europeo. La strada da percorrere”, al quale parteciparono Gianni Letta, Giuseppe De Rita, Pier Ferdinando Casini ed Emma Bonino, assieme al ministro Dario Franceschini, Giuseppe Fioroni ed altri, tra cui Luigi Bisignani.

Sarebbe intrigante riservare a costoro un posto in prima fila ad un eventuale convegno sul reato di associazione per delinquere commesso da Andreotti fino alla primavera del 1980, e chiedergli un’intervista subito dopo. Già, la Sentenza della Corte di Cassazione del 15 ottobre 2004 ha confermato la Sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 2 maggio 2003, la quale a sua volta confermava la Sentenza di primo grado del Tribunale di Palermo del 23 ottobre 1999. Nelle motivazioni della Sentenza d’appello si legge: “La Corte […], dichiara non doversi procedere nei confronti dello stesso Andreotti in ordine al reato di associazione per delinquere a lui ascritto al capo A) della rubrica, commesso fino alla primavera deI 1980, per essere Io stesso reato estinto per prescrizione; conferma, nel resto, la appellata sentenza”.

Ergo: Andreotti non è stato assolto, come sbandierato da molti all’indomani della Sentenza della Cassazione, bensì non ha conosciuto le patrie galere per intervenuta prescrizione. Egli si è reso colpevole di un reato gravissimo rafforzando Cosa Nostra nel periodo in cui quest’ultima uccideva Mauro de Mauro, Peppino Impastato, Boris Giuliano, Cesare Terranova, Gaetano Costa, Emanuele Basile.

Si dirà «Ma Andreotti ha creato lavoro». No, ha creato prevalentemente clientelismo e debito pubblico (non da solo, ovviamente). Il lavoro è un diritto di tutti, non solo dei lacchè del potente di turno, sia esso un politico, un sindacalista o un prelato.

La politica ha il dovere di rimuovere qualsiasi ostacolo che impedi

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