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Buon compleanno “THIU FRANZISCU”

Quando nel 1928 il rag. Mario Bergoglio partì da Bricco Marmorito di Porto Comaro alla volta dell'Argentina, suo padre Giovanni Angelo non poteva immaginare che un giorno il nipote avrebbe indossato un abito bianco. Nonno Giovanni era un piemontese doc.

Buon compleanno “THIU FRANZISCU”

Di: Redazione Sardegna Live


Quando nel 1928 il rag. Mario Bergoglio partì da Bricco Marmorito di Porto Comaro alla volta dell'Argentina, suo padre Giovanni Angelo non poteva immaginare che un giorno il nipote avrebbe indossato un abito bianco. Nonno Giovanni era un piemontese doc. Stazza robusta, alto, muscoli solidi come l'acciaio, con due mani grosse come badili. Di contro un uomo mite, buono, ma deciso e schietto. Un implacabile lavoratore, mai domo. Avesse visto il nipote vestito di bianco avrebbe detto: “ma che fai pistola vestito cosi? Basta un po’ di grasso che ti sporchi subito, neh”.

Jorge Mario Bergoglio nasce nella capitale argentina il 17 dicembre di 77 anni fa e finisce per diplomarsi come perito chimico dopo un normalissimo corso di studi, comune a tanti suoi coetanei. Per sbarcare il lunario fa il mestiere preferito di Checco Zalone: il buttafuori in alcune discoteche di Buenos Aires. Come è strana la vita: Checco in un suo film inizia come buttafuori e finisce per fare la guardia del corpo di papa Ratzinger. Bergoglio invece ne ha preso il posto. E dire che il suo ex “suocero” disse alla ragazza del futuro Papa Francesco: “lascialo perdere quel poco di buono, è un senza dio che non avrà futuro”!! Il buonuomo probabilmente di cognome faceva Nostradamus.

La strada che lo porterà a sostituire Ratzinger inizia nel 1958 con il noviziato della compagnia di Gesù, mentre nel 1963 si laurea in filosofia a San Miguel. Dopo anni di insegnamento si laurea in teologia nel 1970. Quel minatore di Papa Wojtila lo nomina dapprima vescovo di Buenos Aires nel 1992 e poi cardinale nel 2001. Il resto, con il semplice “buongiorno a tutti” sulla piazza San Pietro, è storia arcinota. Papa Bergoglio arriva a Cagliari una mattina che gli riserva uno splendido sole. Uno di quelli che la Sardegna sa regalare in periodi dove altrove è già inverno inoltrato. Capisce subito di trovarsi di fronte gente calda e ospitale, ma anche concreta e ostile contro i parolai magici che portano solo promesse elettorali o chiacchiere di opportunità, spesso pure incomprensibili. Probabilmente Bergoglio è informato sui sassi lanciati anni prima a Paolo VI da quella stessa piazza. Sente addosso la tensione, davanti a quella gente che da ore è li in piedi ad aspettare per sentire cosa ha da dire. Cosi compie un gesto che piace ai sardi: afferra il discorso preparato e lo lancia sulle braccia di chi l'aveva partorito: il pennaiolo papale. Dopodiché inizia a parlare a braccio con i suoi modi semplici e diretti, cosi da arrivare presto in fondo ai cuori. Il suo discorso è intriso di esperienza vissuta nel suo continuo peregrinare tra le favelas dei “suoi” poveri argentini. Le sue stesse origini da emigrante traspaiono in quest'uomo che fisicamente assomiglia al nonno e che da lui ha preso anche la sua semplicità e schiettezza nel dire ciò che pensa.

Cosi parola dopo parola pian piano i cuori della piazza iniziano a schiudersi. Anche quelli più rudi o che sono li solo perché la moglie ha “rotto” sin da un mese prima, rimangono estasiati ad ascoltare ciò che “Thiu Franziscu” dice. Lacrime di emozione scorrono nella piazza, senza che nessuno possa dire: “uffa che noia questo!!” La folla è immensa nella piazza dei centomila. E' ferma ad ascoltarlo senza che un filo di voce si alzi, rotta dall'emozione.

Al momento della visita di Bergoglio alla piazza cagliaritana, il movimento dei forconi è ancora quasi sconosciuto ai più. Eppure pare quasi impugnarne uno, quando nel suo discorso invita tutti a reagire contro “il Dio denaro” che sta distruggendo il sistema economico a scapito dei più poveri e dei più deboli. Fosse per lui e per il suo carattere, probabilmente anche nei giorni scorsi avrebbe impugnato il forcone per stare con i disperati e protestare contro un meccanismo economico che sta affamando i più. Chissà che non lo faccia in incognito cosi come, qualche voce sussurra, fa per portare aiuti ai poveri di Roma durante la notte.

Pare di vederlo, col parrucchino fatto di capelli ossigenati, truccato con barba e baffi finti, partire con la sua Renault 4 bianca per girovagare nei quartieri poveri della capitale o alla ricerca del clochard a cui rimboccare le coperte. Continuando con l'immaginazione,

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