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Perché gli inglesi hanno scelto di andar via?

Una signora si ferma e versa delle ciliegie nel suo bicchiere. Io stesso lascio qualche spicciolo perché invaso da sentimenti di pietà. Un giovane come tanti che, costretto a lasciare la sua terra natale dopo aver affrontato un estenuante e rischiosissimo viaggio della speranza, è arrivato qui in Italia per chiedere l'elemosina nelle strade cagliaritane.

Perché gli inglesi hanno scelto di andar via?

Di: Redazione Sardegna Live


Una signora si ferma e versa delle ciliegie nel suo bicchiere. Io stesso lascio qualche spicciolo perché invaso da sentimenti di pietà. Un giovane come tanti che, costretto a lasciare la sua terra natale dopo aver affrontato un estenuante e rischiosissimo viaggio della speranza, è arrivato qui in Italia per chiedere l'elemosina nelle strade cagliaritane.

La paura delle bombe, ma anche e soprattutto l'illusione di una vita migliore, spinge ormai da tempo milioni di persone ad affrontare il rischio di morire nel Mediterraneo, oppure di stenti nei Balcani. Per poi scoprire che anche in Europa la vita non è semplice per chi si deve integrare, e ormai sempre più spesso anche per chi ci è nato.

Ecco, con tutta probabilità è questo che ha spinto il popolo britannico a votare per la Brexit: la paura di un’invasione senza precedenti che possa impregnare la società inglese di una multiculturalità fuori controllo e a rischio terrorismo. Non a caso la city, più avvezza all'universalità dei suoi cittadini, ha votato per restare nell'Unione. Un’unione che, se pur strutturata in maniera tecnocratica, garantiva una porta sempre aperta verso il resto del mondo pur nell'autonomia monetaria che la Sterlina assicurava.

Altiero Spinelli e il suo compagno di Ventotene, Ernesto Rossi, si staranno rivoltando nella tomba nel vedere questo brusco stop al processo di integrazione europea, iniziato nel 1957 e mai portato a termine cosi come sognavano gli antifascisti confinati nell'isola del mar Tirreno.

Per dirla tutta però, il sogno di costruire gli Stati uniti d'Europa è stato sempre e solo accarezzato, ma mai veramente concretizzato da una unione politica e fiscale. Gli Stati Uniti d'America o l'Unione Indiana infatti hanno, fin da subito, creato un sistema fiscale unico per tutti gli stati, i titoli di stato americani sono garantiti da tutti e finanziano tutti. E non solo dal Nebraska piuttosto che dal Texas o dal Kerala, nel caso indiano.

Il motivo è forse da ricercarsi nell'astuzia e cupidigia tedesca, che non ha eguali nel mondo. Agisce paro paro alle banche, le quali ti prestano i danari finché tutto va bene, salvo farti rientrare quando sei in difficoltà e avresti maggior bisogno di liquidità. Aprono all'ingresso di nuovi stati nell'UE inondandoli di prodotti delle loro fabbriche, distribuendo loro soldi e illusioni di una vita da nababbi, salvo poi strozzarli quando tale mercato è divenuto saturo di quei prodotti cosi di nicchia.

Difronte al potere tedesco che si annida nei meandri della burocrazia europea il paragone non regge: 14 capi di gabinetto e il presidente del consiglio europeo sono sudditi di Angela, lo stesso presidente della commissione è notoriamente uomo di fiducia della Merkel. Cosi come il vicepresidente Katainen, il quale da commissario agli investimenti sovraintende a tutte le mosse del francese Moscovici, ufficialmente commissario all'economia.

Gli europarlamentari inglesi sotto questo profilo erano e per ora restano, una spina nel fianco della Germania post-nazista, la quale ha semplicemente tramutato le armi da guerra utilizzando quella meno feroce, ma più subdola, dei mercati finanziari.

L'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati dell'UE ha sede a Londra: è forse quest'ultimo l'obbiettivo dei nipoti di Adolf Hitler? 

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