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Mamma morta dopo il parto gemellare: la Procura apre un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo

Venerdì pomeriggio la comunità di Iglesias

Mamma morta dopo il parto gemellare: la Procura apre un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo

Di: Redazione Sardegna Live


Venerdì pomeriggio la comunità di Iglesias non farà mancare il proprio affetto alla famiglia di Roberta Porru, la 39enne morta dopo il parto gemellare a causa di un emorragia celebrale.

I funerali si sarebbero dovuti celebrare oggi, ma sono stati bloccati. La procura della Repubblica di Cagliari ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo e domani verrà eseguita dal medico legale Roberto Demontis l'autopsia sul corpo della donna, già mamma di un figlio di 7 anni.

Intanto, nella serata di ieri il deputato Mauro Pili ha ricostruito quanto accaduto e rivolto subito un’interrogazione al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, perché “qualcosa non ha funzionato” e "serve chiarezza".

“Non certo per responsabilità dei medici – precisa il leader di Unidos - ma per una gestione della sanità pubblica in Sardegna, nel Sulcis in particolar modo, che conferma disorganizzazione e malasanità. Non so quanto questi episodi possano aver inciso nella vita di questa giovane ragazza, spero sia la magistratura a fare chiarezza su questo punto, ma resta la scansione temporale di quel parto a generare molti dubbi e tante perplessità”.

La sequenza è chiara, scrive Mauro Pili. “Sabato mattina il parto cesareo al Cto di Iglesias, nascono i due gemellini, la sera di sabato le prime avvisaglie di qualcosa che non sta andando per il verso giusto. Alle 23 di sabato scatta l'allarme sangue. La procedura che viene messa in campo è da brivido. I telefoni degli ospedali si rincorrono. Al Cto non c'è il sangue. Non c'è nemmeno al Santa Barbara. Occorre tipizzare il sangue della paziente. Il personale per questa operazione non è in servizio. Si deve allertare l'autista reperibile che vive fuori Iglesias. Deve andare al Santa Barbara, prelevare il frigomedico, andare al Cto prendere le provette del sangue della paziente e correre a Carbonia, ospedale Sirai, attendere la lavorazione e ritornare al Cto con il plasma. Non bastano due ore. Le sacche del sangue non sono sufficienti. Nel cuore della notte ne serve altro. Si salta solo la procedura della tipizzazione, già fatta in precedenza. Ma il percorso è analogo. Corsa al Sirai a Carbonia e ritorno, un'altra ora almeno per raggiungere Iglesias. Qui, la prima domanda: perchè nell'ospedale Santa Barbara non esiste più la scorta per le emergenze? 
Perchè i frigomedici portatili sono dislocati al Santa Barbara e non, invece, al Cto dove ci sono i reparti? Perchè perdere un altro quarto d'ora preziosissimo per i pazienti?

Non è finita. L'indomani – continua Pili -, la situazione è grave. Viene disposto il trasferimento al reparto di rianimazione dell'ospedale Santa Barbara. Nosocomio chiuso in tutto e per tutto in gran fretta, senza accertarsi dell'efficienza del trasferimento nel devastato cantiere del Cto. Operativa al Santa Barbara resta la sola rianimazione. Lo sballottamento della paziente è solo agli inizi. Per adesso gli ospedali coinvolti in questo vai e vieni sono tre: Cto, Santa Barbara ad Iglesias, Sirai di Carbonia. Nella giornata di Domenica subentra il quarto ospedale, il Brotzu di Cagliari. Un viaggio infinito, forse senza speranze. Un parto, un calvario, la morte della giovane madre. Si può nel 2017, in un paese civile, rincorrere la vita per quattro ospedali nel giro di 48 ore? E' tutto appeso al fato? Al caso della vita? Un fatto è certo, tutto questo non può essere sottaciuto. Per rispetto prima di tutto di questa giovane madre. Per rispetto di quel diritto alla vita e alla salute messo troppo spesso a repentaglio da gestioni dissennate e stolte di chi pensa che la salute sia un costo e non un sacrosanto diritto. In questo caso c'è di peggio – dice ancora Pili - una gestione che fa acqua da tutte le parti. Una Asl, quella del Sulcis, senza ambulanze del 118, costretta a rivolgersi ai volontari per avere i primi mezzi di soccorso. Stare in silenzio, omettere, non significa rispettare una giovane madre. Significa semmai divenire complici di questa gestione”.

Pili conclude: “Avevo il dovere di proporre queste mie riflessioni e l'h

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