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Il torrone di Tonara ora è il dolce di Natale

Metà della produzione di un anno va via sotto Natale. «Precisamente 120 mila chili: il sessanta per cento lo esportiamo in Continente, il resto viene venduto sul mercato regionale».

Il torrone di Tonara ora è il dolce di Natale

Di: Redazione Sardegna Live


Metà della produzione di un anno va via sotto Natale. «Precisamente 120 mila chili: il sessanta per cento lo esportiamo in Continente, il resto viene venduto sul mercato regionale».

Ai sardi piace il torrone; tanto che, racconta Fabrizio Pruneddu, 50 anni, seconda generazione alla guida dell'azienda fondata nel '63 a Tonara dal padre Salvatore: «quello che fino agli Ottanta era il dolce delle sagre paesane è diventato il dolce delle feste di fine anno».

Sempre più prodotti sardi sulla tavola natalizia. Dall'agnello al panettone, dai cioccolati alla pasta fresca al vino. Mentre le esportazioni di prodotti agroalimentari dall'Isola valgono 166 milioni di euro (non è tantissimo, ma va di gran lunga meglio che in qualunque altro comparto) - sul mercato regionale cresce la considerazione da parte del consumatore. «Che chiede sempre di più il prodotto a chilometri zero. Magari, per spendere meno, si acquista una porzione ridotta, ma si compra sempre più sardo», avvisano da Confartigianato.

Filippo Demurtas, 38 anni, lavora nell'omonimo panificio di famiglia aperto dal 1953 a Villagrande Strisaili. Da due lustri qui si sfornano anche biscotti e soprattutto panettoni e colombe. «Quanti panettoni per il Natale? Tremila. Quest'anno, però, lavoriamo soprattutto sui canali dei centri commerciali e in rivendita qui da noi.

Forse per via della crisi, stiamo facendo meno pacchi natalizi, quelli che prima venivano acquistati dalle aziende, dagli enti e dalle amministrazioni per i clienti e i dipendenti. Dalla base di Perdasdefogu, per esempio, compravano 200 panettoni: quest'anno, niente». Va tantissimo (2 mila pezzi su una produzione di 3 mila) il panettone alla birra, ricetta messa a punto assieme ai proprietari del Birrificio Lara di Tertenia. «È quello che piace di più».

Sulla tavola natalizia non può mancare l'agnello che, dicono dal Consorzio di tutela del marchio Igp (presidente Salvatore Bussu, sede a Nuoro), «è sempre più carne della filiera certificata». Sono 250 mila gli agnelli col bollino che a dicembre verranno venduti sul mercato nazionale e isolano. «Nella nostra regione se ne consuma parecchio, così come a Roma, Milano, in Liguria e Piemonte.

Il consumatore è sempre più attento alla provenienza della carne; e il numero delle irregolarità, anche grazie al lavoro dell'Ispettorato per la repressione delle frodi alimentari, è in netta diminuzione». Patrizia Pitzalis, direttore del Consorzio, è anche un agente vigilatore. Nei giorni scorsi ha ispezionato i banchi dei mercati di diverse città del Lazio e del Veneto. «Gli agnelli Igp erano veramente sardi - racconta -. Non ho trovato neanche una irregolarità».

Il tarocco (magari la carne proveniente dall'Est europeo) passerà ugualmente le maglie dei controlli, come no. «Per questo lanciamo un appello ai consumatori perché ci facciano le segnalazioni». Nei mesi scorsi il Consorzio ha siglato un'intesa con la Fasi (associazioni dei sardi in Italia e all'estero) per far sì che l'agnello Igp trovi nuovi canali di commercializzazione. 

Intanto, solo da Dorgali partirà alla volta di Milano un carico di 5 mila agnelli per Natale e di altri mille per Capodanno. «Carne dei nostri allevamenti, ma senza bollino Igp. È che l'acquirente ci conosce da tempo, vuole solo il prodotto delle nostre campagne», fa sapere Mario Fronteddu, direttore commerciale della locale Cooperativa Pastori che conta 150 soci.

Quasi tutti hanno presentato da tempo la richiesta per l'adesione al Consorzio di tutela, ma la burocrazia è un male che colpisce anche gli agnellini morti. «Non abbiamo fatto in tempo ad avere il marchio per la campagna di vendite di fine anno, mettiamola così. Il Consorzio di Nuoro non ha alcuna responsabilità, è che di mezzo ci sono tanti altri enti».

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