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I tre berretti di Renzi

Un berretto è quello del cittadino, nel senso che Matteo Renzi si presenta come un cittadino preso a caso per svolgere il mandato richiestogli e cioè mettere a posto un' Italia spinta nel baratro da una classe politica orfana volontaria delle ideologie e indegna, come dimostrano anche gli ultimi eventi di una politica corrotta e bipartisan, di un Paese per bene.

I tre berretti di Renzi

Di: Redazione Sardegna Live


Un berretto è quello del cittadino, nel senso che Matteo Renzi si presenta come un cittadino preso a caso per svolgere il mandato richiestogli e cioè mettere a posto un’ Italia spinta nel baratro da una classe politica orfana volontaria delle ideologie e indegna, come dimostrano anche gli ultimi eventi di una politica corrotta e bipartisan, di un Paese per bene. Renzi, come avrebbe fatto la maggior parte degli italiani seguendo il loro istinto per un voto spontaneo e non deviato da necessità e ricatti, ha fatto irruzione su Palazzo Chigi, ha destituito il premier in carica, Enrico Letta, e pensato subito di mettere in pratica la sua strategia di rottamatore, già avviata nel Pd, e di (ri)stabilire un po’ di ordine, dalla A alla Z.

I cittadini onesti, quelli scettici verso Grillo, ma allergici anche rispetto ai vecchi e sempre attuali costumi deteriori della politica, ripongono una seppur misurata fiducia nell’ex sindaco di Firenze e aspettano con ansia i prossimi appuntamenti (riforme, ecc.) con i risultati concreti annunciati dallo stesso Renzi.

L’altro berretto è quello del presidente del Consiglio. “Qui comando io, chi ci sta, bene, chi è contrario si accomodi”, sembra ripetere, ovviamente con parole che formalmente risuonano di disponibilità e apertura con tutti, il capo dell’esecutivo dalla mattina alla sera. Questo soprattutto dopo l’investitura popolare che gli mancava prima delle elezioni europee e che gli dà le forze per giocarsi il tutto per tutto. Se poi non bastasse, ma oggi non può dirlo, andrebbe dritto dritto verso le elezioni per ottenere tutti i numeri necessari in parlamento e ripartire.   

Dopo quello che abbiamo visto in più di vent’anni, figuriamoci se non si trova il tempo di aspettare anche Renzi, mese più mese meno. Di gente che ha voluto solo comandare, in turnazioni solo apparentemente conflittuali per schierare l’elettore, ne abbiamo vista ed è dura a morire, politicamente s’intende. A differenza del passato, l’auspicio è che ora il variabilmente democratico aut aut del premier rivolto ai perditempo della politica, almeno sia soltanto a fin di bene, quello dei più e non dei pochi. Di certo non dipende solo da lui. E, in buona misura, neanche solo dai politici. Coinvolti sono tutti i cittadini, che devono recuperare in proprio la cultura della solidarietà e dell’appartenenza.  

Gli ostacoli sono tantissimi. Pensiamo, ad esempio, alle rendite di posizione che ci sono in Italia (vitalizi, stipendi d’oro, ecc.) nel pubblico e nel privato. Un ginepraio in cui entrare per poter toccare qualcosa è pressoché impossibile. E non tutto, di quello che c’è, attiene strettamente o direttamente alla politica. Ci riferiamo alle categorie professionali dove antichi è nuovi privilegi verrebbero difesi con le “armi”. Il presidente del Consiglio potrà tutt’al più scalare le montagne, cosa anch’ essa difficile, per vedere dall’alto dove mettere eventualmente le mani. Altra cosa, però, è spostare le montagne! E in Italia bisognerebbe fare questo. Chissà, però è anche vero che senza speranza non ci sarebbe più vita.

Il terzo berretto di Renzi è quello del partito di cui egli stesso è segretario. Il successo del Pd alle Europee ha le sue ragioni nella voglia di cambiamento di Matteo Renzi. Il 40% e oltre dei suffragi ha premiato la politica del segretario del partito e non già quella dei suoi oppositori interni, scavalcati e costretti a guardare, a più riprese, dallo stesso Renzi. Ovvio che poi, tra di loro, c’è anche chi è salito sul carro del vincitore. Oppure chi dissente oltre il proprio potere ed è costretto a rassegnarsi. Insomma, in quanto ad autorevolezza, in questo momento, il premier, con i suoi tre berretti, parte con tutte le carte in regola. Il resto, che è parecchio e decisivo, come si diceva, riguarda tutti i cittadini, che, sotto la spinta dei principi e valori fondamentali cui si ispira la nostra Costituzione, devono fare anch’essi la loro parte.

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